Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

«Gli hanno tolto anche i libri»

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

Alfiero Del Turco, la cui somiglianza con il Presidente è davvero incredibile, è vicino al bar della via principale di Collelongo. Attorno ci sono amici del Presidente, il sindaco del paese, Angelo Salucci, amico d'infanzia di Del Turco, e il vice presidente del Consiglio regionale d'Abruzzo, Nicola Pisegna Orlando, anche lui di Collelongo. «Noi familiari siamo rimasti sconvolti e amareggiati due volte. La prima perché nessuno pensava ad una cosa del genere; la seconda perché, mentre in televisione si diceva che Ottaviano era stato arrestato, noi sapevamo che era a casa. Abbiamo avuto, fino alla fine, l'illusione che, nella peggiore delle ipotesi, potessero metterlo agli arresti domiciliari. Poi, invece, lo hanno portato via. In carcere. A Sulmona». Alfiero ha una pausa, e intorno gli amici scuotono il capo. Poi riprende. «Vede - dice - non credo che fosse proprio necessario arrivare a questo punto. Tanto più se il magistrato, come lui stesso ha detto, è in possesso di una "valanga di prove" della "barca di soldi" che sarebbero l'oggetto di questa vicenda. Sono espressioni che a noi familiari hanno fatto male. Se fossero vere io dovrei dubitare che quello è mio fratello. Fino a due ore fa, poi, eravamo angosciati perché non abbiamo potuto vederlo o parlarci. Saperlo in quel carcere, in isolamento... Sa, in quel carcere, la storia dei suicidi... Basterebbe un attimo di cedimento. La preoccupazione è tanta». Alfiero si blocca un secondo, poi riparte. «Poco fa, però, ci ha chiamato l'onorevole Mantini e ci ha detto che ha visto Ottaviano, l'ha trovato in forma, tranquillo, sta bene. Ha due rammarichi. Uno per il destino della sanità abruzzese. L'altro, più piccolo e personale, perché non gli hanno ancora dato dei libri che si era portato dietro. Siamo più sereni e poi voglio ringraziare tutto il paese, siamo circondati da affetto e solidarietà». Alfiero Del Turco, poi, ci parla dei dolori della sua famiglia. «Questa storia ci riporta ad una più o meno uguale che toccò ad un altro fratello. Arrestato con grande clamore, a Roma. Mesi dopo, quando fu pienamente assolto, poche righe. Se a Ottaviano servissero quattro o cinque anni per dimostrare la sua innocenza, sì, avrebbe risolto, ma intanto... Poi ci sono le conseguenze immediate. Le dico questo episodio. Stamattina mi ha chiamato una nipote che abita a Roma. Era in un bar e due giovani, leggendo la notizia di mio fratello, hanno commentato dicendo "vedi questo, a casa ci aveva i rubinetti d'oro". È stata tentata di reagire ma poi ha lasciato perdere. Sono dolori grandi». Un fulmine a ciel sereno. «Ottaviano era qui, a Collelongo, sereno. Per sabato prossimo, con noi, stava organizzando una festa in campagna con tanti amici. Non pensava certo a questo». Un messaggio al suo "ragazzo". «Ottaviano forza, il tuo popolo è con te».

Dai blog