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Il Cavaliere: "Certi giudici ideologizzati sono un cancro"

Silvio Berlusconi

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Il premier così approfitta della platea della Confesercenti per sferrare un attacco che non risparmia nulla a quei «giudici ideologizzati che tentano di sovvertire il voto degli italiani mettendo il Paese e la democrazia in libertà vigilata». E se quei «789 pm che dal 1994 al 2006» lo hanno perseguitato «con accuse folli e infondate», sono riusciti nel '94 a farlo cadere, «non ci riusciranno questa volta» avverte. L'offensiva del presidente del Consiglio arriva inaspettata, quasi l'inciso a un intervento che nulla del genere lasciava presagire. Berlusconi comincia con ironia. Parlando dei «lacci e lacciuoli» della burocrazia che legano le mani al presidente del Consiglio, usando la mimica, scherza dicendo che «molti giudici mi vorrebbero vedere così...». Una battuta che però è seguita da una più pesante bordata. Poco prima dei saluti, si lascia prendere la mano e punta il dito contro quei «giudici politicizzati che sono la metastasi della democrazia». Berlusconi abbandona i toni pacati del suo intervento, applaudito più volte, e parte a gamba tesa sul tema della giustizia. Qualcuno in sala non gradisce e fischia. Il premier però non se ne cura e risponde a tono: «mi avete invitato voi...». E giù a snocciolare i dati di quella che ha sempre considerato una persecuzione giudiziaria: «dal 1994 al 2006 ci sono stati più di 789 tra pm e magistrati che si sono interessati del pericolo Berlusconi. Ho ricevuto 587 visite della polizia giudiziaria e della Guardia di Finanza. Ho subito 2.500 udienze e ho sostenuto spese legali per 174 milioni di euro». Un'operazione con lo scopo non solo di colpire lui ma di «sovvertire la democrazia». E sottolinea che comunque i processi «mi hanno sempre visto assolto». Poi sposta la mira. E punta in direzione del Pd. In sala c'è Walter Veltroni al quale consegna personalmente la dichiarazione di «fine rappporto maggioranza-opposizione». «Quando vedo queste cose, quando vedo che si cerca di cambiare un governo con accuse false, folli e infondate - tuona Berlusconi - mi indigno. E mi indigno anche se vedo che c'è chi si lascia trasportare dall'ala giustizialista della magistratura se vedo una democrazia in libertà vigilata sotto il tacco dei giudici politicizzati». E allora con l'opposizione non c'è più possibilità di dialogo, ma «perchè l'hanno voluto spezzare loro». E perchè, argomenta, «questa è un'opposizione che ancora non capisce ciò che sta accadendo e non si unisce alla maggioranza per cercare di combattere chi sovverte la democrazia». Alla fine dice chiaro e tondo, qualora il messaggio non fosse arrivato al destinatario, che «a questo punto il dialogo con loro siamo noi a non volerlo più». Pesano, si legge nelle parole di Berlusconi, soprattutto quegli attacchi che l'opposizione gli ha riservato contro le leggi ad personam. «Dicono che faccio leggi nel mio interesse. Ma io - sottolinea - in politica sono sceso per difendere gli interessi degli italiani. Il mio interesse semmai - fa presente - sarebbe quello di lasciare la politica e il paese e godermi i soldi che mi sono meritatamente guadagnato».  

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