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La controffensiva di Veltroni: «Il debito? bufala mediatica»

Veltroni

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La crisi di liquidità? Colpa dei debiti accumulati dalla giunta Storace, che non permettono alla Regione di trasferire fondi al Campidoglio; dei mancati introiti dell'Ici abolita dal Pdl; dai «tagli per Roma con Berlusconi al governo». Walter Veltroni passa al contrattacco, e lo fa armato delle cifre di Standard and Poor's e della Ragioneria generale dello Stato, e anche di una buona dose di strali avvelenati fatti in casa: «Il Cavaliere - afferma - è l'ultimo che può parlare, è un esperto di buchi di bilancio. Ma non mi stupisco: sono abituato a certi imbarbarimenti del clima politico». Ma l'ultimo assalto, quello in cui il premier gli dava del «fallito», non gli è proprio andato giù. «Ho atteso che le polemiche si spegnessero - spiega -. Ma si è varcato un limite con le sue dichiarazioni. Se si vuole attaccare una persona lo facciano, ma se si attacca una città alla quale ho dedicato sette anni di vita, allora la cosa cambia». Una città «infangata», spiega, da una campagna in cui è stata dipinta come patria della «finanza allegra», dove «i bilanci venivano occultati, mentre erano già noti agli analisti» e nella quale «l'attuale amministrazione è parte attiva. Se c'era bisogno di chiedere altri soldi - conclude - non serviva certo questo can can». Con lui l'ex assessore Marco Causi e l'ex presidente della Corte dei conti Manin Carabba; nella platea della sede Pd, invece, tra i giornalisti, buona parte della sua Giunta; ci sono anche l'ex ministro Gentiloni ed Enrico Gasbarra. Davanti a loro Veltroni e Causi ripercorrono la storia del debito pubblico, nato per «ripianare il deficit dei trasporti durante gli anni '80 e '90» ma «cresciuto nel 2001-2007 comunque meno di quello dello Stato sotto Berlusconi e meno di quello di altre città, come Milano». Un debito, 6,874 miliardi, che «non è un buco - sostengono - ma uno stock che si accumula in relazione ai mutui e ai titoli che l'amministrazione contrae». A Roma, Veltroni non lo nasconde, «c'è un problema di liquidità». La causa? «I mancati trasferimenti dalla Regione dei contributi al Comune e alle aziende di trasporto pubblico che il Campidoglio ha dovuto anticipare: si tratta di 1,006 miliardi. E poi i 257 milioni che lo Stato tarda a trasferire, a cui va aggiunto il mancato gettito dell'Ici: 200 milioni su giugno e altrettanti su dicembre». Per far lievitare i numeri, però, afferma Causi, sono stati aggiunti 1,277 miliardi relativi alle linee di credito attivate per realizzare investimenti come i metrò («Gli unici veri buchi che Alemanno ha visto» ha ironizzato l'ex sindaco). Ma secondo Causi non è corretto sommarli al debito - ha detto - perché sono aperture di credito contrattualizzate ma non ancora effettivamente utilizzate e che andranno a pesare «solo se il Comune non troverà altre fonti di finanziamento». Insomma, ha tagliato corto Causi, si sono «sommate mele e pere». Tra le «pere» ci sarebbero anche gli annosi contenziosi sugli espropri per l'Erp degli anni '70, il cui peso economico è stato calcolato, secondo Causi, «come se il Comune perdesse sempre le cause». Altro «errore grossolano» i conti sui 32 piani di zona, che per l'ex assessore sarebbero «ampiamente finanziati». Se Alemanno non ha da nasconder nulla, ha concluso Causi, «renda pubblica una verifica dei flussi di cassa». Veltroni è andato oltre: «Se il sindaco - ha detto - vuole reimpostare questo tema sulla chiarezza, la volontà mia e del Pd è di collaborare con lui». Ma il veleno di Walter è nella coda: «Ho letto che la Notte bianca non si farà per via del bilancio, quando è coperta in larga parte dagli sponsor: se non sono in grado di organizzarla, lo dicano chiaramente...».

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