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Alemanno riapre il dialogo. Con D'Alema

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Ma lo schema della collaborazione è durato poco, un mese o poco più. Poi la plateale contestazione in consiglio comunale fatta dal Partito Democratico giovedì e la durissima risposta del sindaco Gianni Alemanno hanno fatto piazza pulita di qualsiasi collaborazione. Un'inversione di rotta improvvisa, causa e allo stesso tempo effetto del mutato clima politico a livello nazionale. Ma anche frutto di un cambio di alleanza. Alemanno, ormai, non ha nessun interesse a tenere allacciato il dialogo con Walter Veltroni, messo sotto pressione dal suo stesso partito. Il nuovo tandem, inaugurato da pochi giorni, e per il momento ancora sotto traccia, è con Massimo D'Alema, il leader che ha rilanciato, a livello nazionale, l'apertura con Rifondazione Comunista, costringendo il segretario del Pd a inseguirlo su quel terreno. E l'ex ministro degli esteri ora si pone come interlocutore anche per il Campidoglio. Il capogruppo al Comune, Umberto Marroni, è un dalemiano storico e con lui c'è buona parte del Pd romano. Nessuno di loro è disposto, al di là delle dichiarazioni di facciata e delle sceneggiate ad uso e consumo del pubblico, a sacrificarsi per difendere fino alla morte quello che è avvenuto, da un punto di vista finanziario, durante il mandato di Veltroni. Piuttosto cercano la collaborazione con il sindaco. In più Alemanno ha in mano una carta vincente: a settembre si decideranno i nuovi assetti delle oltre 80 aziende comunali. Il sindaco ha la possibilità di decidere da solo oppure offrire al Pd la possibilità di collaborare e scegliere insieme. Un'offerta che il Partito Democratico non può lasciarsi sfuggire. Pena la definitiva scomparsa dai posti che contano nella capitale. Resta comunque la delicata partita del dissesto finanziario romano. Nella quale però Gianni Alemanno non ha completamente le mani libere. Perché se rende pubblica fino in fondo la situazione economica del Comune rischia di vedersi abbassare il rating dalle agenzie internazionali. Con conseguenze finanziarie preoccupanti, come spiega Vincenzo Piso, deputato del Pdl e fino a pochi mesi consigliere comunale capitolino di An. «Vederci declassare ci poterebbe a dover rinegoziare tutti i mutui che sono stati contratti dal Comune. Ovviamente in peggio. Con danni economici enormi». Insomma Alemanno può dire che il Campidoglio ha problemi di bilancio ma non insistere troppo su questo tasto. Di sicuro la voragine finanziaria romana preoccupa molto anche Silvio Berlusconi. «Veltroni dovrebbe preoccuparsi delle notizie terrificanti sui conti di Roma — ha attaccato il premier da Bruxelles — Sarà necessario dare incarico ad una istituzione internazionale per fare una due diligence. Se le notizie saranno confermate si tratterà di una bancarotta e gli amministratori saranno tutti falliti». Chi per il momento si salva è invece Piero Marrazzo. Il presidente della Regione doveva essere commissariato per il «buco» nei bilanci della sanità, poi in suo favore si sono attivati Gianni Alemanno e Gianni Letta. E nei suoi confronti è stata aperta dal governo una linea di credito. Che però non durerà all'infinito. Se entro un mese Marrazzo non darà qualche segnale sul settore sanitario il commissariamento arriverà ugualmente. E allora si potrebbe arrivare a votare per la Regione già l'anno prossimo. Un anno prima della scadenza naturale.

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