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«È solo un problema interno al Carroccio»

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La Lega ha votato con l'opposizione, «ma non è come sembra». Per Napoli i rapporti tra il Carroccio e Palazzo Chigi non cambiano. Restano leali come sempre, e in questo caso si può parlare di un errore, non di un atto politico. Onorevole Napoli, in questo modo la Lega non vi mette in difficoltà? «Chiariamoci subito. L'inconveniente di oggi (ieri, ndr) è solo un'incomprensione all'interno del gruppo della Lega e del gruppo della Lega con il sottosegretario all'Ambiente Roberto Menia, che si è scontrato con il capogruppo della Lega in commissione Ambiente. Non hanno nessun problema né con il resto della maggioranza, né con il governo». Due errori in una giornata. Qualcuno vuole minare la vostra stabilità? «Il partito di Umberto Bossi dimostra grande lealtà nei confronti del governo. Del resto, quando si approvano i provvedimenti finanziariari in nove minuti e mezzo non mi semba possano nascere dubbi». Anche la polemica sulla ratifica del Trattato di Lisbona è solo un loro problema? «Credo che la linea l'abbia data Umberto Bossi, il quale come sempre dimostra di vedere molto più in avanti, rispetto ad altri. Semmai sul discorso dell'Europa dovremmo aprire una discussione su altri temi: quelli da rivedere come, per esempio, l'immigrazione». Ma intanto le parole di Calderoli per il centrosinistra diventano un pretesto per scatenare la polemica. «La sinistra italiana è vittima di un provincialismo inguaribile. Chiede, con aria provocatoria, al premier Silvio Berlusconi di commentare le parole del ministro Calderoli. Chiedo io, invece, alla sinistra: perché non meditate sui giudizi di amarezza e preoccupazione di europeisti convinti come il cancelliere tedesco Angela Merkel o di "mister euro", Jean-Claude Juncker, convinti che o si fa l'Europa a 27 oppure il Trattato dell'Unione rimarrà lettera morta?». È il ritorno di un'opposizione dura o cosa? «La sinistra italiana non sa allontanare da sè l'antico vizio di strumentalizzare a fini di politica interna ciò che di rilevante accade sulla scena europea o mondiale. Tutto ciò la dice lunga sulla sincerità e sulla premura europeista dei nostri avversari. È evidente che senza l'Irlanda l'Europa a 27 non avrà il suo Trattato. Noi abbiamo l'obbligo di ratificare presto il Trattato di Lisbona, ma dobbiamo mantenere la consapevolezza che senza il sì irlandese avremo fatto un buco nell'acqua. Rimango convinto che i governi europei dovrebbero disincagliare il progetto comunitario dalle secche in cui lo ha cacciato la burocrazia dominante a Bruxelles». Lei cosa farebbe? «Ci vorrebbe una forte iniezione di politica, con un progetto nel settore della difesa comune o della politica estera. Il Trattato di Lisbona, in quanto tale, non ha la forza per rialzarsi da solo sulle sue gambe». Fab. Per.

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