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Di Pietro: «La ricerca d'impunità è una strategia da criminali»

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Ha appena partecipato al funerale di Peppino Basile, consigliere Idv ucciso, ma l'on. Antonio Di Pietro non rinuncia ad attaccare governo e premier. Dicevamo, una cernita? «Certo perché negli emendamenti proposti dal Governo al decreto sicurezza ci sono norme buone e sensate, cose che addirittura avevamo approvato noi in Consiglio dei ministri. Però, voglio leggere i provvedimenti uno per uno perché conosco il modo di fare di Berlusconi: nell'ambito di un discorso e di un provvedimento importante ci infila sempre quello che serve a lui». Un esempio? «Una cosa insensata è quella di sospendere i processi per reati non gravi inserendo anche la corruzione in atti giudiziari, reato che si ipotizza abbia compiuto il premier stesso». Ma si tratterebbe di una sospensione perché in carica... «Un processo serve per accertare se innocente o colpevole, ed è meglio che si sappia prima. Saperlo dopo è come chiudere la stalla quando i buoi sono usciti». È il capitolo più grave? «Dal primo giorno Berlusconi ha inserito provvedimenti necessari e doverosi, quali i decreti legge in materia di sicurezza ed economia, però non ha evitato di metterci norme ed emendamenti che gli interessavano. In lui esiste ed è connaturato un conflitto d'interessi, insanabile. Ha cominciato con Rete4, il patteggiamento allargato per le intercettazioni, ora chiede pubblicamente di non essere processato. Anche chi ha i capelli rossi non vorrebbe essere processato, ma anche chi è alto o chi è grasso...» Berlusconi però è il premier stravotato dagli italiani «Sì, ma gli italiani non l'hanno votato per restare impunito, ma per fare gli interessi dei cittadini. Lui ha promesso che risolveva il problema della sicurezza e sta pensando alla sua non a quella degli altri. Peraltro il decreto doveva essere emanato subito ed invece ci infila cose per cui rischia di non essere promulgato dal Capo dello Stato e comunque ne stravolge la ratio». Uso personale delle leggi? «Berlusconi sta portando avanti una strategia criminale studiata a tavolino» Non è un po' esagerato? «Non credo proprio. La lettera a Schifani è stata studiata a tavolino per preparare il terreno allo scontro con i magistrati e giustificare la ricusazione del giudice Gandus. Un atto del genere non si scrive dalla sera alla mattina. C'è la pianificazione della ricerca d'impunità che neanche le migliori società criminali sanno fare». Quindi si associa all'ultimatum di Veltroni sul dialogo? «Noi non ci siamo mai seduti al banchetto di Berlusconi, ma se agli altri cominciano ad aprire gli occhi, ben venga...» L'ala riformista del Pd è in allarme perché c'è il rischio di rinviare soluzioni urgenti per sbloccare la crisi del Paese? «L'ala riformista del Pd farebbe bene a prendersela con chi ha causato questo modo di comportarsi nel governo Belusconi e, se permette, c'è poco da dialogare con chi utilizza la strada del dialogo non per la soluzione dei problemi comuni ma soltanto dei suoi». Che consiglierebbe a Veltroni? «Io non dico niente niente a Veltroni, è maggiorenne e vaccinato, come lo siamo noi dell'Idv e noi sappiamo cosa fare».

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