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«Useremo i soldati ogni volta che servirà»

Esercito

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La conferma arriva dal sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano che ricorda all'opposizione, «che tanto protesta in queste ore», di come fu proprio il governo Prodi a bloccare «per due anni» ogni concorso per le forze di polizia e a impedire che venissero messi in servizio «1.500 vincitori di concorsi precedenti». Quindi, spiega Mantovano, in attesa «di riempire le carenze di organico» con agenti di polizia, al governo non resta altro da fare che ricorrere all'esercito, «ma è evidente che si tratta di una misura temporanea». La proposta di modifica, comunque, secondo quanto si apprende in ambienti della maggioranza, non dovrebbe prevedere l'uso delle Forze armate solo per le emergenze dell'ultim'ora: quella dei rifiuti in Campania e quella della sicurezza. Ma dovrebbe dare sempre la possibilità, ai ministri dell'Interno e della Difesa, di ricorrere all'esercito ogni qualvolta ne ravvisino la necessità. Dovrebbe bastare, insomma, un loro decreto per utilizzare fino a 2.500 unità e per un periodo non superiore ai sei mesi. Ogni volta che lo ritengano necessario. Non sarebbe questa l'unica novità che potrebbe arrivare domani al decreto sicurezza. Sempre da ambienti del Pdl si apprende che sarebbe allo studio un emendamento che faccia da «apripista» al cosiddetto «Lodo Schifani»: una soluzione che sarebbe al centro di un incontro tra maggioranza e governo fissato per domani mattina. Allo stato, si spiega, non sarebbe possibile riproporre il Lodo come era stato concepito nel precedente governo Berlusconi, perché la Consulta il 13 gennaio del 2004 lo dichiarò incostituzionale. Così, si starebbe pensando ad una misura che tenga conto delle osservazioni dell'Alta Corte e che prepari la strada ad una norma che garantisca una sorta di immunità o sospensione dei processi per i vertici dello Stato nel corso del loro mandato. Nell'attesa, la polemica tra maggioranza e opposizione sul ricorso all'esercito non si placa. «Non è con la paura che si governa il Paese» avverte il ministro-ombra dell'Interno Marco Minniti. Si tratta di una scelta «inutile» e «sbagliata» incalza il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. Chi parla così, replica il capogruppo del Pdl a Palazzo Madama Maurizio Gasparri, «parla come la camorra e come i picciotti». «Gasparri non si intende di mafia, nè di camorra, nè di sicurezza» ribatte secca Finocchiaro. Solo i «criminali», fa presente il vicepresidente del Pd alla Camera Italo Bocchino, devono aver paura delle divise. «Davvero non si capisce la polemica dell'opposizione» gli fa eco il capogruppo del Pd a Montecitorio Fabrizio Cicchitto, evidentemente «ha perso di vista la richiesta dei cittadini». Tutte le divise, interviene il sottosegretario Guido Crosetto, «infondono sicurezza». «Le Forze armate non vanno svilite» è invece il commento del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini che definisce l'idea del governo «uno spot». E come lui la pensa anche Silvana Mura (Idv) che teme che la militarizzazione delle città possa avere ricadute negative persino sul turismo.

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