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Maurizio Gallo [email protected] Sono spesso strumento di ...

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Una decisione opportuna, dunque? «È un provvedimento necessario sia dal punto di vista del ripristino di efficaci garanzie processuali nello svolgimento delle doverose attività d'indagine, sia per porre fine a derive e abusi che, specie in questi ultimi tempi, si sono rivelati sintomi di una vera e propria emergenza democratica e culturale». Berlusconi vuole limitare l'uso delle intercettazioni a inchieste su criminalità organizzata e terrorismo. I suoi colleghi, però, sostengono che così si rischia di «depenalizzare» gli altri reati. Qual è la sua opinione? «Le intercettazioni sono un importante strumento investigativo. Il fatto è che il sistema ha ampiamente dimostrato di non essere in grado, a legislazione vigente, di prevenire o reprimere abusi che sovente si manifestano proprio su aspetti e particolari anche estranei all'indagine e nei quali lo stesso diritto di cronaca finisce per diventare inconsapevolmente mezzo di strumentalizzazioni e ricatti. Ben venga una legislazione che abbia il coraggio di restringere le ipotesi, purché consenta di por fine a questo terribile malcostume». I timori dell'Anm sono quindi ingiustificati? «È certamente lecito e corretto ogni approfondimento su questo tema. È altrettanto vero che di fronte a un uso generalizzato e spesso bulimico dell'operatore, con le derive di cui parlavo prima, mi sembra comprensibile che il legislatore nel tentativo di riordino affronti anche priorità legate alla tipologia dei reati, specialmente in un Paese martoriato dal crimine organizzato come il nostro». Il problema, perciò, è sempre quello del modo in cui si usano o se ne abusa? «Sovente è stato denunciato l'uso delle intercettazioni come mezzo di ricerca delle notizie di reato e non della prova, come stabilisce il codice. Mi sembra allora che un atteggiamento consono e responsabile si richieda a tutti gli interlocutori, soprattutto alla luce delle vicende, gravissime, di strumentalizzazione cui abbiamo assistito in un passato remoto e recente». Alfano tira il ballo anche il problema dei costi... «Nella mia pregressa esperienza di direttore generale e responsabile delle spese al ministero della Giustizia ho purtroppo dovuto constatare il peso senza equivalenti in Europa e, in proporzione, nel mondo, che grava in termini di costi per le intercettazioni sul complessivo capitolo delle spese di giustizia». I giornalisti temono il bavaglio. È un rischio concreto? «Ho sempre trovato odioso, che quando qualcuno ha pagato, questi sia stato il giornalista. Ma questo è accaduto da un lato a causa della sovraesposizione del giornalista, dall'altro a una normativa inefficace che è, appunto, arrivato il tempo di modificare».

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