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Alessandro Usai [email protected] La ripresa dei consumi, ...

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Tutto contenuto in 22 cartelle, 3 in più di quelle dello scorso anno che analizzavano un paese bloccato e bisognoso di riforme da realizzare attraverso due priorità: la stabilità della spesa pubblica e la riduzione delle tasse. In 12 mesi l'Italia è rimasta ingessata e i problemi sul tavolo sono sempre gli stessi. Non a caso pochi mesi fa Draghi, in una lezione all'Università di Torino, diede una ulteriore stoccata al governo Prodi sulla debolezza dei redditi degli italiani. «Una ripresa della crescita del consumo - disse il governatore - è fondamentale per il benessere generale, per la crescita del prodotto, per la stessa stabilità finanziaria. Destinatari e protagonisti di questo processo sono in particolare i giovani». Draghi farà il suo esordio davanti al governo Berlusconi e sonderà la sintonia economica con il ministro Tremonti. Ottenuto un consenso bipartisan, fu proprio il Cavaliere nel 2005 a nominarlo a via Nazionale per sostituire Antonio Fazio. Il rapporto tra Draghi e Berlusconi è definito «cordiale» da fonti di Palazzo Koch, tanto che i due hanno avuto un breve incontro nel giorno dell'insediamento di Emma Marcegaglia in Confindustria. Ecco perchè le Considerazioni Finali assumono oggi un peso diverso e ogni parola della relazione, supervisionata dal capo del Servizio Studi di Bankitalia, Salvatore Rossi, sarà controllata e ricontrollata. Il governatore seguirà la rotta tracciata a Washington il mese scorso alla presentazione del rapporto del Financial Stability Forum, organismo di cui è presidente. Insisterà sulla crisi che ha colpito i mercati globali e sulle misure da prendere. «Si tratta di un primo passo - affermò Draghi in quell'occasione - per evitare il ripetersi degli stessi rischi in futuro. Se le raccomandazioni verranno realizzate, il sistema ne uscirà più resistente e più in grado di far fronte a nuove crisi che di sicuro verranno». E ancora. «La lezione imparata è che siamo convinti che grazie a incentivi perversi, il sistema aveva accumulato leverage eccessivo» evidenziando come la crisi si è manifestata in ogni Paese in modo diverso, quindi ci devono essere risposte diverse. Nelle Considerazioni Finali presumibilmente farà cenno a un clima politico italiano più sereno che rappresenta un buon punto di partenza per affrontare in profondità le riforme del sistema. Un clima positivo che persino il Papa ha pubblicamente apprezzato. Nelle prime file il gotha dei ministri e dei banchieri è già pronto all'analisi grammaticale. I grandi banchieri come Cesare Geronzi, Giovanni Bazoli, Alessandro Profumo e Corrado Passera hanno a cuore il tema della governance, soprattutto l'applicazione del sistema duale introdotto nelle banche. Compito non facile per Mario Draghi. Come quando a scuola dai gesuiti dell'Istituto Massimo di Roma passava sottobanco i foglietti a Luigi Abete, Luca Cordero di Montezemolo e Giancarlo Magalli. Ma non a Vittorio Di Paola, oggi presidente di Astaldi, che non amava essere impreparato a lezione. Proprio come Draghi. Laureato con lode in Economia all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", il futuro governatore discusse la tesi "Integrazione economica e variazioni dei tassi di cambio" con il professor Federico Caffè. La sua è una carriera ricca di successi. Nel 1990 partecipa al gruppo di lavoro incaricato dal Ministro Guido Carli di elaborare un testo unico delle disposizioni vigenti in tema di intermediazione finanziaria, bancaria e non bancaria. L'anno successivo viene nominato Direttore Generale del Tesoro, carica che ricopre fino al 2001. Poi l'approdo a Goldman Sachs, la banca d'affari più potente al mondo e comunemente definita, insieme a Rothschild, Warburg e Barings, asset strategico della finanza anglo-ebraica. Draghi è stato Vice Presidente e Managing Director di Goldman Sachs International e, dal 2004 al 2005, membro del Comitato esecutivo del Gruppo Goldman Sachs. La poltrona da governatore di Bankitalia non era tra i suoi obiettivi ma il destino lo ha proiettato a Palazzo Koch. Un tragitto che ha inizio il 14 agosto del 2005 quando Draghi scelse la barca di Geronzi per godersi le tranquille acque della Sardegna. In piena bufera giudiziaria per le scalate bancarie, decide di farsi una nuotata, s'arrampica su uno scoglio, conquista la vetta. Poi scivola sullo sperone di una roccia e (come scritto sulle pagine de Il Tempo) con un piede, il destro, finisce su una pietra appuntita e si taglia. Un taglio profondo, esce molto sangue e prova a curarsi immergendo il piede in mare. Geronzi si preoccupa e, profeticamente come suo solito, si lascia scappare poche parole: «Curate quel piede come si deve, Mario deve camminare bene per quando entrerà a Palazzo Koch». Ma non prima di una tappa a Villa Certosa, la villa bunker di Berlusconi a Porto Cervo. Draghi vede il Cavaliere, i due si parlano, si conoscono da molto tempo, si confrontano. E il destino è compiuto. Bizzarro il rapporto di Draghi con le barche. Lui che non ama lo sfarzo e la mondanità. Nel 1992 era a bordo del Britannia, il panfilo reale della regina Elisabetta II d'Inghilterra, al largo di Civitavecchia. Con lui c'erano rappresentanti delle banche Barings, Warburg, e Barclays. E il finanziere George Soros, che già da allora non pensava minimamente ad acquistare l'As Roma. Si discusse di privatizzazioni delle partecipazioni statali, sensibili alla svalutazione della lira. E così avvenne. Pochi mesi dopo la lira si svalutò del 30% e le privatizzazioni non tardarono ad arrivare. Sono gli anni delle grandi operazioni, dall'Eni a Telecom da Imi (Draghi dal '91 al '96 sarà nel Cda Imi e dal '93 ne presiederà il Comitato per le Privatizzazioni) a Comit e Bnl e che cambiarono profondamente il profilo economico e finanziario del Paese. Per molti osservatori, Draghi è l'uomo delle privatizzazioni in Italia. L'emblema di una filosofia poco statale e più votata alle regole del mercato I suoi detrattori, invece, non gli perdonano quella intensa stagione. Ma non si può piacere a tutti. Draghi cercherà di convincere ministri e banchieri, imprenditori e sindacalisti con il suo stile british. Anche perchè lunedì prossimo sarà a Francoforte per celebrare i 10 anni dell'euro. Nella sua mente, forse, non l'ha sfiorato nemmeno il pensiero di trascorrere questo week-end in barca. Pensiero a cui oggi ha già rinunciato gran parte della sua platea.

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