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L'ex pasdaran affetto da delirio religioso

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Ahmadinejad figlio di un fabbro che ha studiato ingegneria entrò ben presto nelle Guardie della Rivoluzione il braccio armato di Khomeini. Il futuro presidente in quegli anni incontrò diverse volte il Grande Ayatollah ma rimase sempre nell'ombra dela politica iraniana. La sua rincorsa alla massima carica iniziò come sindaco di Teheran nel 2003. Quelli sono gli anni delle schermaglie con il riformista Khatami che in tutti i modi ha tentato di tenerlo lontano dal potere. Ma il pasdaran aveva l'appoggio dell'ayatollah Khamenei e questo gli ha aperto le porte della presidenza. Nel 2005 viene eletto a sorpresa alla massima carica dello Stato islamico con un programma populista e di rinascita iraniana. Nel suo primo intervento internazionale cita il suo maestro Khomeini e iniziano le sue dichiarazioni incendiarie contro Israele. Si palesa «negazionista» e anti Usa. Ma non manca di attaccare le Nazioni Unite accusandole di essere contro l'Islam. Vuole rilanciare l'Iran e la Shi'a come forza egemone nel mondo islamico e non solo. Così riparte con il programma nucleare e si riavvicina a Mosca. Ha sempre giocato sul filo dei rapporti con l'Europa sfruttando i reciproci interessi commerciali e lo stesso fa con l'Italia. E ora, preso da un fervore religioso, sostiene di essere ispirato dal Mahdi, l'imam nascosto della religione sciita. Ma forse ha esagerato e le gerarchie religiose sciite ora accusano il presidente di sfruttare la religione. Un attacco che indebolisce il fronte interno. E non solo.

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