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Il ripudio di Fini: "Vergognose le frasi razziste di Almirante"

Giorgio Almirante e Gianfranco Fini

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«Giorgio — ha proseguito — ha già un parco ad Assisi intitolato a lui, ha numerose altre strade che portano il suo nome. Alemanno è stato bravo e coraggioso ad avanzare questa proposta ma se ciò deve portare a conseguenze di questo tipo io la strada non la voglio più». Le polemiche, ieri, nel giorno in cui la Fondazione della Camera ha presentato nella Sala della Lupa a Montecitorio i 5 volumi dei discorsi parlamentari di Giorgio Almirante, hanno riguardato anche una parte con più ombre che luci della vita del segretario del Msi. In mattinata, alla Camera, il deputato del Pd Emanuele Fiano ha infatti ricordato alcune frasi scritte nel '42 da Almirante sulla rivista «la difesa della razza» e nelle quali ipotizzava la necessità di «porre un altolà ai meticci e agli ebrei». Polemica che Gianfranco Fini ha subito messo a tacere: «Credo che a lei faccia piacere, onorevole Fiano - ha risposto il presidente della Camera — se dico che sono certamente vergognose le frasi che lei ha letto e che esprimono un sentimento razzista che purtroppo in quell'epoca tragica albergava in tanti e troppi esponenti che in alcuni casi si allocavano a destra, in altri in altre formazioni politiche». Un «ripudio» che Assunta Almirante ha commentato così: «Fini ha ragione ad aver detto quelle parole riferendosi a mio marito ma in quel periodo Giorgio era un giovanissimo ragazzo che faceva politica e si trovava in un contesto in cui tutti pensavano e scrivevano le stesse cose, come Giorgio Bocca e Aldo Moro». Le «ombre» si sono poi dissipate nel pomeriggio quando Luciano Violante ha partecipato insieme a Gianfranco Fini, Francesco Cossiga, Giulio Andreotti, Gennaro Malgieri e Sabino Acquaviva, alla presentazione della raccolta dei suoi discorsi. Presentati proprio nella sala dove due targhe ricordano che lì nel 1924 si ritirarono i deputati «aventiniani» che abbandonarono il Parlamento per protesta contro il nascente regime fascista e sempre lì, nel 1948, la Cassazione ufficializzò i risultati del referendum che fece nascere la Repubblica italiana. Un'atmosfera nella quale, allora, non hanno stonato le parole di Gianfranco Fini che ha ricordato come il segretario del Msi abbia fornito «un apporto decisivo alla costruzione della democrazia», aggiungendo che «quello che resta del suo insegnamento è la sua lezione di italianità e di rigore». Ritratto che anche Gennaro Acquaviva ha condiviso: «Era un parlamentare molto british e assai poco italiano». Anche Luciano Violante, «fiero avversario» di Almirante, come ha ricordato Fini, ha condiviso il ritratto «nobile» del padre della Destra italiana: «Fu un parlamentare a tutto tondo e, leggendo i suoi scritti, si capisce come fosse interessato alla vita parlamentare, anche alle piccole cose. Anche se sottoscrisse il manifesto della razza poi ne prese pubblicamente le distanze a differenza di altri». In platea, nella sala affollatissima, tutto lo stato maggiore di An, compreso il sindaco di Roma Gianni Alemanno con la moglie Isabella Rauti e il padre della first lady romana, Pino Rauti. In prima fila anche Giuseppe Ciarrapico e qualche sedia più indietro Teodoro Buontempo. Mancava invece — assenza che si è notata — Francesco Storace. Ma il leader della Destra ha lasciato comunque un segno nella giornata, polemizzando con Fini: «Sulla rivista "Difesa della razza" scrissero anche Giovanni Spadolini e Amintore Fanfani. Vergognosi pure loro?».

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