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Manco fosse un governo vero. Non è passata nemmeno un'ora ...

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Mentre non nascondono la propria delusione i ragazzi della Sinistra giovanile, costretti a subire la nomina di Pina Picierno (ex Margherita) a ministro-ombra delle Politiche giovanili. Certo, Veltroni rivendica con il sorriso di avere «il ministro-ombra più giovane della storia» (Picierno ha solo 26 anni), ma gli ex Ds non sono affatto soddisfatti e abbandonano, sbattendo la porta, il coordinamento nazionale del Pd. Verrebbe da definirli «ingordi» visto che, scorrendo, la lista dei ministeri, sono proprio gli eredi del Pci a fare incetta di poltrone. Mario Adinolfi lo fa notare con ironia sul suo blog. «Il risultato del 14 aprile del Pd - scrive - equivale al miglior risultato mai avuto dal Pci. Il governo ombra è una strepitosa e molto efficace idea che ebbe il Pci, di conseguenza è giusto che lo guidi uno che viene dal Pci, che ci sia un ministro-ombra degli Esteri (Piero Fassino ndr) che quando trent'anni fa ammazzavano Aldo Moro era già un brillante dirigente del Pci, che il ministro-ombra dell'Economia (Pierluigi Bersani ndr) sia uno che viene dal Pci più figo e vincente, che pure il ministro-ombra degli Interni (Marco Minniti ndr) sia uno tosto che viene dal Pci. La strategia pare sia il recupero dei voti al centro». In effetti la Margherita non ha raccolto granché nello «shadow cabinet» di Veltroni. A fare compagnia alla già contestata Picierno ci sono Enrico Letta (Welfare), Ermete Realacci (Ambiente), Maria Pia Garavaglia (Istruzione), l'ex responsabile giustizia del partito Lanfranco Tenaglia (Giustizia), Linda Lanzillotta (Pubblica amministrazione e Innovazione) Maria Paola Merloni (Politiche Ue) e Alfonso Andria (Politiche agricole). In compenso il segretario, oltre ad aver blindato i principali dicasteri-ombra, incassa anche le nomine di Matteo Colaninno (Sviluppo economico), Roberta Pinotti (Difesa), Andrea Martella (Infrastrutture e trasporti), Giovanna Melandri (Comunicazione), Sergio Chiamparino (Riforme per il federalismo), Vincenzo Cerami (Beni e Attività culturali), Mariangela Bastico (Rapporti con le Regioni), Vittoria Franco (Pari opportunità), Beatrice Magnolfi (Semplificazione normativa), Michele Ventura (Attuazione del programma). A cui si aggiunge anche Enrico Morando, un altro ex Ds, che ricoprirà il ruolo di coordinatore del governo-ombra («il Gianni Letta dell'esecutivo-ombra» spiega Veltroni). Certo, Vincenzo Visco (altro ex Ds), memore dell'esperienza del 1989, spiega senza mezzi termini, intervistato dall'Unità, che «il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e quindi non riesce ad operare». Ma intanto, per evitare sorprese, Veltroni ha deciso di farlo nascere sotto l'ala protettiva del Botteghino. Anzi, fino a qualche giorno fa, sembrava proprio via Nazionale la sede deputata ad ospitare lo «shadow cabinet». Un'ipotesi che, però, sta lentamente tramontando a favore di un luogo più vicino al Parlamento. Magari Sant'Andrea delle Fratte, ex sede della Margherita. In attesa di sapere se gli ex Dl riusciranno a spuntarla sulla sede, Veltroni può consolarsi con gli applausi di Antonio Di Pietro. Il leader dell'Italia dei Valori, dopo aver attaccato duramente il segretario per il suo modo di decidere non proprio democratico, ha espresso giudizi favorevoli sull'esecutivo-ombra. Merito di Paolo Gentiloni che ha preferito una poltrona all'interno del coordinamento del Pd a quella della Vigilanza Rai. Così il candidato in pole position, a questo punto, dovrebbe essere l'Idv Leoluca Orlando. Anche se interrogato in materia Veltroni resta sul vago: «Vedremo, si vedrà più in avanti. Non non abbiamo pregiudiziali nei confronti di nessuno, sono decisioni che verranno prese con la maggioranza». Come a dire, ride bene chi ride ultimo. Nic. Imb.

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