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Giorgia, ragazza dei record

Giorgia Meloni

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Poi, il 13 e 14 aprile, è rimasta per ore nella sezione elettorale come rappresentante di seggio. Se lo poteva risparmiare. Poteva starsene a casa a sentire Damien Rice o i Red Hot Chili Peppers, oppure a leggere un thriller. Non l'ha fatto. Perché Giorgia Meloni, nata sotto il segno del capricorno il 15 gennaio 1977, nello stesso mese in cui Carosello concludeva la sua quasi ventennale esistenza e alla Sapienza comunisti e fascisti si prendevano a bastonate, non si è mai montata la testa. Non è accaduto quando, a 21 anni, è diventata la più giovane consigliera provinciale d'Italia, quando (a 25) è stata nominata presidente dell'organizzazione giovanile di An, o quando si è seduta sullo scranno di Montecitorio accanto a Bertinotti ad appena 29 anni. E neppure ieri, dopo aver giurato al Quirinale conquistando il suo ultimo record politico-anagrafico come ministro della Repubblica. Una caratteristica questa (a cui va aggiunta la nomina nel 2006 a deputato, più giovane donna eletta nel Parlamento italiano) che, come osserva uno dei suoi «padri putativi», Andrea Augello, «può sembrare il suo punto di forza ma rischia di diventare anche un limite di apparente scarsa affidabilità per una persona che invece ha dimostrato una maturità politica non comune». Quello che la sua biografia e le agenzie che ne hanno disegnato ieri il ritratto concentrandosi proprio sull'aspetto «giovanilistico» non dicono è che Giorgia per raggiungere questi traguardi ha dovuto rirar fuori tutta la sua grinta (la Santanché, con il suo linguaggio elegante e ricco di eufemismi, direbbe «le palle») e, contemporaneamente, il suo pragmatismo. «É riuscita a tener fuori dalle dispute congressuali e di fazione la destra giovanile - racconta sempre Augello - e a stabilire un rapporto autonomo, senza mediazioni, con il presidente Fini». Nata in via Cortina D'Ampezzo e traslocata con la famiglia nel quartiere dei «Cesaroni» dopo che l'appartamento del quartiere residenziale sulla Cassia era andato a fuoco per un incidente domestico, il «ministro Giorgia» nel tempo libero gioca a tennis, va in palestra, ama le immersioni subacquee, ascolta dal rock alla classica, tifa per la Roma e si appassiona per il rugby, uno sport che rispecchia i suoi valori: sacrificio, costanza, gioco di squadra. Ma di tempo, da sempre, ne ha poco. A soli 15 anni ha cominciato a fare politica, fondando il coordinamento studentesco «Gli antenati» e contestando il progetto di riforma dell'allora ministro Jervolino. Un altro dei suoi maestri, Fabio Rampelli (il terzo e ultimo è il neosindaco Gianni Alemanno, che l'ha «sponsorizzata» per Palazzo Chigi), ricorda il suo debutto e scherza bonariamente sulla sua altezza: «Il primo giorno in cui si presentò alla sezione del Msi alla Garbatella c'erano le porte blindate che avevano la doppia apertura. Lei bussò e, quando aprimmo la parte superiore per controllare chi era, non vedemmo nessuno...». Poi si fa serio e continua: «Nel '98 l'ho scelta come candidata al consiglio provinciale perché era irriverente e insieme dolce e si prestava perfettamente a sdoganare l'immagine del militante di destra duro e puro, con la mascella volitiva e la testa rasata. Giorgia ci sembrava un Frodo al femminile (non a caso «Il signore degli anelli» è il suo libro preferito ndr). E con lei - aggiunge il deputato del Pdl - passammo dalle ultime posizioni alle prime otto: un miracolo!». L'affettuosa tenerezza con cui il «tosto» Rampelli e il «glaciale» Augello ne parlano fa capire molte cose di lei. «A Roma era ed è uno dei nostri migliori quadri - spiega il secondo, che avrebbe voluto per lei una delega ministeriale più ampia, come ad esempio il welfare - È riuscita sempre a creare entusiasmo e coesione, una dote che in politica non ha prezzo. Io sono un tipo freddo, non mi emoziono facilmente - conclude il senatore pidiellino - ma quando, nel maggio di due anni fa, Bertinotti le ha ceduto la parola a Montecitorio durante l'elezione di Napolitano mi si sono inumiditi gli occhi. Insomma posso dire che è stata una delle poche donne che mi ha fatto piangere...». Ma la bionda e romanaccia neoministra delle Politiche giovanili è amata anche dai suoi «allievi». Come Matteo Petralla, 26 anni, dirigente di Azione universitaria: «È decisa, diretta, determinata e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno - spiega - È sempre disponibile, ma quando s'arrabbia non fa sconti. Le cose che le danno più fastidio? La prepotenza e le promesse non mantenute». Ieri Matteo e gli altri hanno brindato con lei in un bar di via Nazionale. Il tintinnio dei bicchieri colmi di prosecco che si toccano e quindi via, tutti insieme fino al Quirinale. Giorgia ha giurato sulla Costituzione, ha firmato e ha raggiunto piazza Colonna per il primo consiglio dei ministri. Nessuna pausa, subito al lavoro. Come sempre.

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