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È fin troppo facile, ora, infierire sulla sinistra allo ...

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Ma vale la pena di maramaldeggiare? A me non pare. Chi scrive, non senza qualche costo personale, segnalò sin dalla prima finanziaria di Prodi (quella di un assurdo aumento della pressione fiscale) che così il centrosinistra sarebbe andato a sbattere (al Nord, al Centro e al Sud). E anche per questo mi sono poi ritrovato a dimettermi da una Presidenza di Commissione nei giorni in cui il grosso dei commentatori italiani sorrideva sulla «mancata spallata» e pronosticava lunga vita al Governo Prodi e alla legislatura. Come molti italiani, invece, ho anch'io pensato che il progetto di Berlusconi e del Pdl fosse molto più credibile, dopo il disastro di questo biennio dell'Unione. Ma, detto tutto questo, non c'è da gioire - neanche dal punto di vista del Pdl - per un'eventuale disgregazione del Pd. Uno dei risultati più importanti di questa tornata elettorale è infatti il passaggio da un confuso bipolarismo ad un più limpido bipartitismo: e quindi, c'è da augurarsi che, sia pure dopo un dibattito severo, il Pd non si disintegri. In questo senso, mi pare saggio l'invito di Giuseppe De Filippi, su questo giornale, a rivedere presto la legge elettorale per le Europee, prevedendo una importante soglia di sbarramento. Altrimenti, tra un anno, la tentazione di presentarsi da soli per i partitini sarà fortissima: ed è facile immaginare i titoli, il giorno dopo, sul «ritorno dei verdi, dei comunisti, ecc.». Tutte cose decisamente poco auspicabili. Ecco perché il Pdl può ora comportarsi in modo opposto rispetto alle scelte dell'Unione di due anni fa. Prodi, che aveva appena pareggiato, si comportò in modo prepotente (resta indimenticabile una sua intervista nella quale provò a fare il verso a Churchill: «Ho due voti al Senato? Ce n'è anche uno di troppo»). Invece, il Pdl, che ha una maggioranza consistente e vanta un pieno diritto-dovere di governare in autonomia, farà comunque bene (sul piano delle riforme elettorali e istituzionali) a «salvare il soldato Veltroni», scegliendolo come interlocutore, e, con ciò, rendendo irreversibile il fatto che, anche nei prossimi anni, gli italiani possano scegliere tra due soli partiti, e non tornino a subire il ricatto di una dozzina di «cespugli».

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