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Rutelli-Alemanno, la quiete prima del verdetto

Alemanno e Rutelli

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Alemanno e Rutelli ne sanno qualcosa. Vengono dalla burrasca e una burrasca li aspetta, come va va. Meglio godersi l'occhio, finchè dura. Rutelli lo dice chiaro e tondo. «È l'unico giorno in cui si può stare tranquilli, in attesa dei risultati. Sono sereno - aggiunge - ho fatto tutto il mio dovere, ho le energie per una nuova stagione di governo. Ora la parola passa ai romani». Giacca blu, camicia button-down azzurra e pantaloni a coste color miele, il candidato sindaco del centrosinistra si gode per un po' l'aria ferma (appunto) di una mattinata quasi estiva di fronte all'Istituto Arangio Ruiz, all'Eur. Sono le 10 passate, ha appena votato. Con lui c'è la figlia maggiore Serena e la moglie Barbara Palombelli, coi pantaloni alla pescatora sotto la camicia chiara, che non si toglie gli occhialoni scuri neanche nel seggio, però sorride molto. «Oggi è tutta dedicata alla mia famiglia - dice Rutelli, che sabato si era già concesso un pranzo (spaghetti al pomodoro) al tavolo di casa - Nelle ultime settimane ci sono state poche occasioni per passare una domenica con loro». Poi si allontana lungo le assolate prospettive di Roma sud. Andrà alla Messa, passeggerà coi cani, riceverà telefonate, anche dall'estero. Serata in pizzeria, lui e Barbara. A 15 chilometri di distanza, nel cuore ombroso di Roma nord, la Balduina, Alemanno arriva al suo seggio di via Bitossi con la moglie Isabella Rauti in giacca beige e pantaloni neri. Calzoni scuri, maglioncino marrone sopra una camicia chiara con i polsini sbottonati tirata ai gomiti, sorride pure lui («al primo turno ero più nervoso, da ieri è subentrata la serenità») ma qualche rospo in gola ce l'ha. Sente ancora l'urlo del ciclone. «Stamattina - racconta - sono stato dalle Suore Oblate del Sacro cuore, in via Bravetta, che fanno un bel lavoro di assistenza ma il Comune non le ha mai aiutate. Le solite promesse di Veltroni» conclude. È «un po' arrabbiato», racconta ai cronisti. Sembra che ieri mattina qualcuno abbia diffuso dei volantini con la sua foto «nei quali si facevano illazioni a tinte fosche sulla mia biografia». Non erano firmati, aggiunge, «però sono cose che potevamo fare pure noi, e non abbiamo fatto». Al braccio porta un braccialetto tricolore, lo scioglierà solo a cose fatte, spiega. «Quando è iniziata la sfida - aggiunge - c'era esitazione, mi dicevano "che ci vai a fare dopo la sconfitta con Veltroni", i sondaggi mi davano basso. Ma c'erano grandi aspettative, e ho fatto tutto quello che dovevo fare». Il pranzo di sabato è stato in riva al fiume, al circolo Tevere Remo, con gli amici. Quello di ieri a casa della madre. Poi un giro per i seggi elettorali prima di raggiungere Ostia: alle cinque partiva la processione della Madonna di Fatima, non voleva mancare. Piace, il mare, a chi sta nell'occhio del ciclone. Ispira calma, costringe a una visione d'insieme, ad allungare lo sguardo oltre il verdetto di stasera. Rutelli c'era stato sabato, ha fatto spese alle bancarelle dei libri sul pontile. Ha comprato «Il libro delle citazioni greche e latine». Volumetto utile - per entrambi - in una campagna elettorale nella città eterna. Sabato: «Alea iacta est». Stasera: «Spes ultima dea». Domani: «Veni, vidi, vici». Ma la pronuncerà uno solo. Per l'altro, solo il ciclone.

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