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Ma sul voto pesa il partito degli astensionisti

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Rutelli due settimane fa aveva vinto grazie all'appoggio di otto fra partiti e liste di centrosinistra unitesi nonostante la divisione a livello nazionale. Il vicepremier uscente può vantare l'apparentamento formale di una lista da 0,8% creata da un ex-esponente di FI, Michele Baldi, e di due formazioni minori (in totale da 0,4%). Alemanno, appoggiato da 5 fra partiti e liste civiche, parte in teoria con altrettanti punti di svantaggio su Rutelli ma può contare su un appoggio informale della Destra di Storace votata dal 3,4% degli elettori chiamati ora a confluire sul dirigente di An nonostante il rapporto conflittuale. Sul fronte degli apparentamenti mancati, un'incognita è rappresentata dalle scelte che faranno gli elettori delle uniche due formazioni che al primo turno hanno superato la soglia dell'1% e in seguito hanno lasciato libertà di voto ai sostenitori: da un lato l'Udc, che ha ottenuto il 3,3% e vissuto sussulti interni favorevoli ad Alemanno; dall'altro la Lista civica Amici di Beppe Grillo, fermatasi a Roma al 2,6%. Fra le liste minori spicca l'indicazione di voto pro-Alemanno fatta da Baccini, leader della Rosa per l'Italia (0,8% al primo turno) ma contrastato da amici di partito come Tabacci, la neutralità socialista (0,8%). La Sinistra critica, dichiaratamente contro Alemanno, è l'unica altra forza elettorale che ha superato la soglia dello 0,5%. Il tentativo di Rutelli di tornare alla guida della capitale passa per la scelta di 2,3 milioni di persone. I conti aritmetici però sono falsati da un prevedibile astensionismo: al ballottaggio manca il traino delle elezioni politiche che il 13 e 14 aprile ha alzato l'affluenza per comunali al 74%; inoltre vi sono le ottime previsioni meteorologiche per un fine settimana che cade nel pieno di varie possibilità di «ponte» iniziate venerdì con la festa delle Liberazione del 25 aprile e destinate ad esaurirsi solo domenica 4 maggio.

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