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L'Alitalia è a un passo dal fallimento, il petrolio ha ...

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Quelle quattro ministre al governo Berlusconi, un presidente donna alla guida della Confindustria, un'altra probabile poltrona rosa ai vertici dei giovani industriali, diventano un caso politico. Spiace vedere su un quotidiano che si fregia di essere il laboratorio intellettuale del centrodestra, un'intera prima pagina dedicata a sciogliere il nodo se quella di certe donne di potere è vera gloria o no. Paragone «sente puzza di bruciato» sulla scelta del premier spagnolo Zapatero di far pendere la bilancia ministeriale a favore delle donne. Non lo sfiora il dubbio che invece quelle ministre siano le persone giuste al posto giusto. Ciò che sorprende è che in un momento di snodo della storia politica italiana, con le emergenze evidenti che il governo Berlusconi dovrà affrontare, si continui a discutere sulla quota di donne che può essere «accettabile». Ci si è forse chiesti se, di contro, i ministri uomini che andranno a comporre la squadra del Cavaliere saranno all'altezza del loro compito? Nell'articolo di Libero, con un pizzico di acidità, si suggerisce alle donne di non fare la lagna. «Non è vero che le donne in politica o in carriera sono come i panda». Ed ecco una sfilza di esempi. Ma nulla è detto del fatto che, a parte alcune eccezioni, la normalità è quella di donne che continuano a essere retribuite meno dei colleghi uomini, che trovano come prima barriera all'ingresso delle aziende l'aspirazione a essere anche madri. Paragone insinua che la ministra della Difesa spagnola incinta, sia stata scelta perchè la gravidanza è diventata un fatto mediatico. Il teorema che «donna è meglio a prescindere» non piace prima di tutto alle donne. Il sospetto è che invece si stiano cominciando a piantare paletti per impedire la crescita e l'affermazione di nuove energie vitali per il Paese a difesa di certi vecchi schemi. Il nuovo fa paura. Alla fine nell'articolo viene riproposto come spartiacque per la conquista di una «modernità e serietà» di pensiero l'abbattimento dell'«anomalia» della previdenza rosa. Come dire, che discutiamo a fare quando continua a esserci il «privilegio» che consente alle donne di andare in pensione prima? Ma forse si dimentica che le signore sono chiamate a svolgere contemporaneamente all'attività lavorativa anche quella di supplenza di servizi sociali all'infanzia e agli anziani che mancano nel nostro Paese. Insomma, Libero, ma vi fanno così paura un paio di donne a Palazzo Chigi? L.D.P.

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