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«Il prestito non risolve

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La politica deve lasciare»

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Forse ora però si salva? «Alitalia da 15 anni ha sostanzialmente perso sempre. Il conto è salito ormai a 15 miliardi. Si sono cambiati manager, fatti aumenti di capitale, contratti sindacali, fatte e disfatte alleanze. Ci sono state linee aeree che sono fallite, nessuna che sia fallita per 15 anni di fila. Perché? La spiegazione è una sola: è il padrone che non va. Va cambiato con una soggetto che non possa essere condizionato dalla politica, nazionale e locale». Non c'è soluzione allora? «Bisogna prima di tutto riconoscere la realtà. Qui non si tratta, come per una Parmalat, di fare pulizia di bilanci. Non si tratta di risolvere un problema finanziario come in Fiat all'epoca del prestito convertendo. Qui si tratta di inventarsi un modello di azienda, una strategia. E trovare qualcuno che la comperi». Ma il prestito ponte, anche abbastanza cospicuo, aiuterà? «Il prestito compra tempo. Bisogna vedere come verrà impiegato». Vede un futuro nero insomma. «Certo che quando sento dire che è un bene che Air France abbia rinunciato, mi sembra che serva solo a fare aumentare le richieste, e quindi a rendere il problema ancora più difficile. In passato avevamo in mano soluzioni che oggi ci sogneremmo, e che sono state buttate via: personalmente penso che sarà così anche questa volta. Bisognerà definire un modello di business, trovare soggetto che sappia e voglia metterla in atto: e che sia accettabile politicamente. Un compratore non si tira fuori come il coniglio dal cilindro. Se il compratore non è europeo, non gode dei diritti per il traffico Usa. La cordata italiana non c'è, e per un'azienda quotata diventa arduo spiegare ai suoi azionisti, fondi esteri compresi, perché sarebbe un buon affare mettere soldi in un'operazione come Alitalia. La sua valutazione sulla gestione da parte del Governo del dossier? «Air France era una soluzione praticabile. È stata fatta fallire durante la campagna elettorale. Ora il nuovo esecutivo deve trovare un'alternativa che faccia salvo tutto quanto era stato giudicato inaccettabile nella proposta Air France, i due hub, l'italianità, le riduzioni di personale. Vedremo. Ancora un volta, il problema non sarà di strategia aziendale, ma di decisione politica.

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