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Schifani: «Il leader del Pd condanni il comunismo»

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Ecco le dica. Il capogruppo di Forza Italia al Senato Renato Schifani, candidato del Pdl e probabile prossimo ministro, non nasconde di essere indispettito dal richiamo di Veltroni al Cavaliere. «Veltroni non dia lezioni a Berlusconi sul rispetto delle regole, del senso dello Stato, perchè con Berlusconi al governo il nostro Paese è stato un esempio di democrazia e protagonismo internazionale. Non si può dire lo stesso del governo Prodi con i ministri che andavano in piazza a manifestare contro il governo di cui facevano parte. Piuttosto dovremmo essere noi a chiedere a Veltroni di fare una pubblica condanna di quel comunismo del quale lui è stato autorevole esponente e uomo di punta nella sua lunga vita politica». Berlusconi propone esami periodici di sanità mentale per i pm, non le sembra esagerato? «Quello dei test pisco-attitudinali è stato un tema discusso collegialmente da maggioranza e opposizione negli ultimi anni di legislatura e ha visto consenzienti anche consistenti rappresentanze del mondo giudiziario. Credo che sia interesse del cittadino sapere che chi esercita l'azione penale nei suoi confronti è una persona equilibrata e serena. Questo tema va visto non in chiave pregiudiziale ma solo come elemento di garanzia per una buona giustizia. Da larghe fette della magistratura non c'è stato ostracismo verso questo argomento». Riprende lo scontro tra Pdl e Pd sulla giustizia? «Il partito dei magistrati ha trovato pieno ingresso in politica attraverso l'alleanza di Veltroni con Di Pietro. Ciò conferma come ancora oggi, purtroppo, la presenza di un vero e proprio partito dei giudici o almeno di alcuni giudici, sia ancora forte e intenda sempre di più rivendicare una propria presenza nel mondo della politica. Purtroppo questa presenza è quasi sempre di carattere estremistico e corporativo e giammai dialogante e illuminato». Avete preso in considerazione l'ipotesi di un pareggio al Senato? «Noi siamo certi che avremo una netta maggioranza anche in Senato tale da farci governare senza problemi. Se fosse possibile pubblicare i sondaggi questi dimostrerebbero che la distanza tra i due schieramenti è tale da non poter essere colmata come fa intednere Veltroni che parla di grande rimonta. Il Pd si sta lasciando andare a tante falsità». È ipotizzabile una ripresa del dialogo con la Destra di Storace e con l'Udc dopo le elezioni? «Non credo che La Destra supererà la soglia dell'8% per avere suoi rappresentanti in Senato. Per l'Udc, come ha detto Berlusconi, le porte sono sempre aperte alle condizioni che abbiamo posto al momento della costituzione del Pdl. Il nostro percorso ormai è irreversibile tanto da portare nei mesi successivi a un cammino seppur graduale di costituzione di un nuovo soggetto politico unitario. Nel Paese molti quadri e eletti dell'Udc sono rimasti dentro la nostra coalizione perchè è stato Casini a andarsene e non la sua base. Gli accordi si fanno prima delle elezioni per cui nel caso in cui ci fosse una vittoria di misura al Senato, cosa però che mi sento di escludere, non sarebbero certo i due-tre senatori dell'Udc a consentire al centrodestra la governabilità del Senato». Problemi in vista con la Lega? «Ho lavorato come capogruppo di maggioranza fianco a fianco con gli esponenti della Lega in Senato su tutti i temi dell'agenda di governo e abbiamo sempre trovato forte coesione».

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