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Veltroni all'attacco: «Silvio se la fa sotto»

Veltroni

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Saràper questo che negli ultimi giorni "Walter il buono" ha iniziato ad agitare le acque della campagna elettorale. Basta con il fairplay, basta con l'ostinata volontà di non rispondere alle aggressioni dell'avversario, meglio passare all'attacco. «Pacatamente» come direbbe Maurizio Crozza, ma all'attacco. Il candidato premier del Pd ha cominciato a mostrare i denti lunedì scorso quando da Viterbo ha puntato l'indice contro il Cavaliere criticandolo per la sua idea di inviare alle famiglie romane un libro sul degrado della Capitale: «Proprio lui che quando era presidente del Consiglio lodava il modello Roma e che, quando ci siamo seduti per discutere di riforme, mi dipingeva come il Padre della Patria, una sorta di Giolitti». Erano solo le prime schermaglie. Si arriva a venerdì e, da Caserta, Veltroni attacca Pdl e Lega: «L'inno d'Italia non è il loro inno. Non possono neanche cantarlo insieme». Ma il top lo raggiunge il giorno dopo. Il segretario del Pd, per la prima volta, cita il nome del «principale esponente dello schieramento a noi avverso». E non è per complimentarsi con lui. «Il modo di fare campagna elettorale di Berlusconi è assolutamente incivile» dice nel corso della trasmissione Omnibus. Ce n'è anche per il Carroccio: «Oltre che i giuramenti a Pontida mi piacerebbe giurasse anche sulla Costituzione e sulla bandiera italiana». Fine del buonismo veltroniano. Di lì in avanti è un crescendo di frecciate e attacchi più o meno velati. Dall'età («nel 2026 avrò la stessa età che ha oggi il mio avversario») alle menzogne («è una bugia dire che la legge vieta i dibattiti in tv, ce ne sono ogni giorno»), tutto è buono per alzare il livello della tensione. Così la minaccia lanciata da Bossi di imbracciare i fucili contro le «schede porcata» diventa un ottimo spunto per partire lancia in resta. «La cosa peggiore - dice da Taranto Veltroni - è il silenzio dei suoi colleghi di coalizione, che se la fanno sotto e non hanno il coraggio di condannare posizioni e parole irricevibili». «Non è stata detta una parola dal candidato alla presidenza del Consiglio e non una parola dal presidente di An - incalza - che dovrebbe per decoro reagire: un'alleanza con queste forze non si può fare. Perché non hanno avuto il coraggio di chiudere con la Lega, con queste posizioni estremiste? Perché vogliono vivacchiare e gestire il potere». Quanto a Bossi, per il candidato premier del Pd non ci sono dubbi: «O le sue parole sono una presa in giro, oppure è incompatibile con le responsabilità di Governo». Dalla Lega Nord al Mezzogiorno il passo è breve: «Per noi il ruolo del Sud è rilevante, per gli altri un po' imbarazzante». Senza contare poi i voti della mafia: «Berlusconi in Sicilia ha detto, "useremo i vostri voti contro la mafia". E no, non è la stessa cosa. Certi voti non bisogna farseli dare e questa scelta va fatta con chiarezza di fronte al Paese». In ogni caso il Cavaliere può stare tranquillo. Negli ultimi giorni Veltroni non se l'è presa solo con lui. Dal Pd sono partiti attacchi verso la Sinistra l'Arcobaleno, che con i propri voti potrebbe favorire la vittoria di Berlusconi, e addirittura verso Porta a Porta colpevole di aver concesso al Cavaliere una «posizione di vantaggio» (sarà ospite di Bruno Vespa giovedì mentre domani ci sarà Veltroni). Nessun problema comunque, come ripete da giorni il leader del Pd: la vittoria è a portata di mano.

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