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Dopo aver tenuto per un giorno intero il mondo politico con ...

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Lancia però un ultimatum, che scade oggi, per avere assicurazioni che il suo simbolo verrà inserito in tempi rapidi nelle schede. La situazione sul fronte «Dc-scudocrociato» resta quindi ancora incerta e il Quirinale continua a seguire gli sviluppi con attenzione. La giornata decisiva infatti sarà l'8 aprile quando Tar e Cassazione dovranno pronunciarsi nel merito sia dei ricorsi di Pizza, sia di quelli dell'Avvocatura con i quali si chiedeva la revoca dell'ordinanza del Consiglio di Stato che aveva riammesso lo scudo-crociato alle elezioni. «Anche se il mio partito non potrà fare una campagna elettorale di 30 giorni come tutti gli altri — ha spiegato Pizza al termine di una riunione-fiume con i suoi a Piazza del Gesù», «non fa nulla», le elezioni si terranno comunque il 13-14 aprile. «Noi — fa notare — abbiamo grande senso dello Stato e grande rispetto delle istituzioni, pertanto ci accontenteremo di fare una campagna elettorale simbolica di appena otto giorni». La cosa «importante è che il diritto a presentarci con il nostro simbolo ci sia stato riconosciuto dal Consiglio di Stato e che quindi lo scudo crociato ci sarà. Cosa che non avveniva dal '92». In questo modo, ribadisce Pizza, diventa «evidente l'errore del Viminale che aveva escluso il nostro simbolo spero solo per incapacità e non per dolo...». In cambio, fa capire il segretario, la Dc si attende un risarcimento almeno in termini di visibilità. Cosa che puntualmente avviene, come annuncia il presidente della commissione di Vigilanza, Mario Landolfi: la Rai trasmetterà una conferenza stampa con Pizza come ospite «con uno spazio pari a quello dei candidati premier per compensare il tempo negato fino ad ora». In più alla Dc, che si presenta al Senato in 12 regioni e non nella circoscrizione Estero, sarà dedicata l'intervista in onda lunedì 7 aprile. Dopo aver tranquillizzato il Palazzo sui tempi elettorali, Pizza scrive però al Viminale, e per conoscenza a Napolitano, lanciando un ultimatum: se entro le 14 di oggi non verrà inserito in schede e manifesti elettorali il suo simbolo, lui adirà comunque alle vie legali. Gli italiani impegnati in missioni all'estero, infatti, hanno già votato su «schede sbagliate» ed è ora che si corregga l'errore. La politica accoglie il passo indietro di Pizza con un coro di consensi. Il più entusiasta sembra Silvio Berlusconi che riceve «l'uomo-del-giorno» anche a Palazzo Grazioli: «Non ne dubitavo francamente», commenta. Ci mancava solo, aggiunge, «che apparissimo nel panorama internazionale anche come un paese costretto a rinviare le elezioni!». «Sarebbe stata una figura terribile!», interviene Giulio Tremonti. Nella Dc «ha prevalso il buon senso», osserva Goffredo Bettini del Pd. Un «grande applauso a Pizza» lo riserva invece Ignazio La Russa (An). Decisamente distaccato Pier Ferdinando Casini: «La scelta di non rinviare? - risponde laconico - mi lascia indifferente...». Si augurava che non ci fosse alcun slittamento anche Massimo D'Alema, che ipotizza come la decisione di far figurare uno scudocrociato a destra sia stata solo una scelta del Pdl «per far dispetto a Casini». L'Udc, infatti, il simbolo «della discordia» lo «espone» al centro. L'importante per Oliviero Diliberto è che il voto non slitti: «Altri 15 giorni di questa campagna elettorale — commenta — e finivo dritto alla neurodeliri...».

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