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Laura Della Pasqua [email protected] «Le dimissioni ...

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Antonio Di Pietro, ministro delle Infrastrutture, affronta di petto i nodi politici del momento. A cominciare dall'imbarazzo che il caso Bassolino sta creando nel Pd. Per il governatore della Campania quindi è una scelta obbligata... «Io e l'Italia dei Valori, già prima delle elezioni anticipate e quando ancora non si sapevano i risultati della magistratura, avevamo espresso un giudizio negativo sulla gestione Bassolino. Io non ho dubbi che sul piano penale Bassolino abbia le mani pulite nel senso che è inimmaginabile appropriazioni indebite e interessi personali ma la responsabilità politiche è grossa come la momntagna dei rifiuti che ricopre la Campania. Ha sbagliato a scegliere collaboratori e a trovare soluzioni. Quando c'è una disfatta nella cosa pubblica si deve lasciare l'incarico. È un atto dovuto alla dignità della politica e degli elettori. Bassolino ha ragione quando chiama in causa, nella responsabilità, altri soggetti. Ci sono altre istituzioni responsabili in questa situazione». Questo vuol dire che andrebbero azzerati tutti gli organi regionali? Le dimissioni di Bassolino avrebbero come conseguenza la rivisitazione di tutti gli organi regionali. Questa vicenda si protrae da troppi anni per dare la responsabilità solo a Bassolino ma dire che tutti sono colpevoli equivale a dire che non ci sono colpevoli e questo aggrava la situazione. La logica conseguenza delle dimissioni di Bassolino non può che essere l'azzeramento di tutta la classe politica regionale». Ma è possibile che la politica aspetti che sia la magistratura a risolvere i suoi problemi? «Questa è una questione che io porto avanti da quando facevo il magistrato. Ci si lamenta che la magistratura interferisce con la politica ma è l'inerzia politica che porta magistratura a intervenire. In questa vicenda come in altre di Mani Pulite la magistratura si comporta come il chirurgo che interviene quando c'è da asportare il male. L'intervento preventivo va fatto dalla politica. Non ci si lamenti dopo se la magistratura interviene quando c'è il cancro». Ma si possono fare contestualmente le elezioni politiche e quelle per sostituire Bassolino? «Magari fosse possibile, purtroppo sono scaduti i tempi per farle contestualente ma l'importante è che si ristabilisca il clima di fiducia tra cittadini e istituzioni». Che ripercussioni ha sul Pd e le elezioni il caso Bassolino? «La non soluzione di questa vicenda porterà il cittadino a non aver più fiducia nella politica e quindi all'astensione. Ecco perchè abbiamo chiesto il superamento della gestione Bassolino». L'Italia dei Valori entra nel Pd? «L'Italia dei Valori non è entrata nel Pd ma è una forza politica autonoma e a se stante che ha iniziato un percorso di collaborazione elettorale, politica e estituzionale basata sulla condivisione totale del programma e sull'assunzione di responsabilità nel portarla avanti senza le riserve mentali e operative che hanno caraterizzato il vecchio centrosinistra. Veltroni ha mostrato coraggio a liberarsi di lacci che la sinistra massimalista ha frapposto in questi anni nella realizzzione del programma dell'Unione. Il fatto che all'Italia dei Valori sia stato riconosciuto il suo simbolo vuol dire che rappresenta un elemento valoriale per la politica del fare». Che ne pensa delle larghe intese in caso di vittoria di misura di uno dei due schieramenti? «Chi vince governa. No agli inciuci ma le riforme della legge eletterale e le riforme costituzionali devono avere una maggioranza più ampia di quella di governo». Il coordinatore del Pd ha già detto che non lo vuole alla Giustizia, che ne dice? «È prematuro parlare di compagine governativa e poi è una scelta che spetta solo a Veltroni». Il caso delle liste degli evasori in Liechtenstein? Che fare, renderle note o no? «Tenere riservate queste liste finisce per mettere solo pochi intimi a conoscenza di fatti e misfatti e siamo convinti che chi non ha nulla da temere non deve preoccuparsi. È bene sapere prima di votare chi ha fatto il furbo e ha evaso per evitare che costoro qualora siano eletti, risultino impegnati nella aule dei tribunali più che in quelle parlamentari».

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