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Prezzi boom nel carrello

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Quella, in altre parole, che misura i rincari della spesa di tutti i giorni e con cui si confrontano le massaie italiane. Ma tant'è. E ieri gli statistici hanno informato il Paese che prezzi così alti non si vedevano da sette anni. L'inflazione di gennaio è stata al 2,9% con un aumento, sul mese precedente, dello 0,4%, il livello più alto dal luglio 2001. I rincari più alti però si sono verificati sulla spesa di tutti i giorni. È stato lo stesso istituto di statistica, infatti, a calcolare in un focus apposito che gli aumenti sui prodotti ad «alta frequenza d'acquisto» (quelli che vengono comprati praticamente quotidianamente - come pane, pasta, frutta, carne, giornale, biglietto dell'autobus, detersivi per la casa, caffè al bar) sono arrivati al 4,8%. Un livello mai toccato negli ultimi 11 anni. Insomma l'Istat ha preso atto di quello che una semplice massaia aveva notato da tempo senza bisogno di aver studiato economia alla Bocconi. L'inflazione «vera», quella relativa ai beni che si comprano quotidianamente e non quella che fa la media anche con il prezzo dei telefonini e dei computer (beni che quando si comprano una volta ogni 2-3 anni), galoppa molti più velocemente di quella finora espressa dai numeri tirati fuori dall'equipe di Luigi Biggeri che dell'Istat è presidente. Le casalinghe e forse anche l'uomo della strada sono andati avanti anche nello studio della cause che hanno determinato la forbice tra inflazione misurata e quella reale: l'euro. Anche in questo caso ieri l'Istat è arrivato alla stessa conclusione. La differenza tra il tasso di inflazione generale e quello dei prodotti e servizi più acquistati è diventata sempre più evidente a partire dal 2002, anno di introduzione della moneta unica. Da allora, il tasso di crescita per i beni ad alta frequenza di acquisto è stato «sistematicamente superiore» all'indice complessivo dell'inflazione. Cosa che non è invece accaduta per i prodotti a media (abbigliamento, tariffe, medicine) e a bassa frequenza (automobile, tv, trasloco ecc.). Categorie che, secondo la classificazione dell'Istat, hanno registrato a gennaio rispettivamente aumenti dei prezzi dell'1,8% e dell'1,7%. I rincari a gennaio sono stati evidenti per i prodotti quotidiani, come gli alimentari (+12,3% per il pane, +10% per la pasta, +8,7% per il latte) o per i carburanti, con aumenti a due cifre sia per la benzina (+12,5%) che per il diesel (+15,7%). E i rialzi sono superiori alla media anche per il caffè e il cappuccino (+3,7% le consumazioni al bar), per le pizzerie (+3,6%), per le sigarette (+4,1% l'indice dei tabacchi). Numeri che diffondono l'allarme tra sindacati e consumatori. Secondo i quali le famiglie dovranno fare i conti con una stangata da 1.000 euro l'anno.

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