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Vediamo infatti un litigio collettivo, un clima da "tutti ...

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Alleanza Nazionale che invece gli chiede di farsi da parte, in nome del bene comune. Il presidente della Provincia di Catania Lombardo che parla con Berlusconi a Roma ma sta con Cuffaro in Sicilia. Quest'ultimo che parla con Berlusconi ma rimane nel partito di Casini, che probabilmente lo candiderà al Senato. Forza Italia che si divide in almeno due gruppi: quelli che vogliono Miccichè e quelli che strillano solo a pronunciarne il nome. Insomma un gran casino, amplificato dal fatto che la rottura tra Udc e nuova lista del Popolo della Libertà sembra ormai cosa fatta ed irrimediabile. Si dirà: ma chi se ne frega delle questioni siciliane, sono fatti loro. In realtà non è così, per un motivo fondamentale. Le beghe siciliane sono la prova che il centro-destra (anche il centro-sinistra, in verità), quando è al governo, o meglio al potere, smarrisce rapidamente la capacità di stare insieme con accettabile spirito di collaborazione, preferendo la politica delle provocazioni a mezzo stampa, delle liste di disturbo, dei distinguo formali ed inconcludenti. Si vincono le elezioni per governare, non per litigare. E' principio tanto difficile da capire? Roberto Arditti

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