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E' divorzio tra Casini e Berlusconi

Casini e Berlusconi

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Berlusconi non ha voluto fare nessuno sforzo oltre. Al suo fianco s'è ritrovato Gianfranco Fini che delle alleanze omogenee non è solo il più accanito sostenitore, ma è anche un pratico. Via, meglio una sola lista, un partito chiaro e coerente. E che può dire agli italiani che non ci saranno scossoni. «Tanto vinciamo lo stesso», assicura Berlusconi che da giorni vede e rivede tabelle e numeri. Il punto non è sulla Camera, dove i due poli nella peggiore ipotesi per uno e la migliore per l'altro sono ancora distanti di circa cinque punti percentuali. Il discorso è sul Senato. Stando ai numeri che ha in mano il Cavaliere, il Pdl senza Udc potrebbe avere tra 165 e 175 seggi; ìil Pd si fermerebbe tra 145 e 150. Il che significa che il vantaggio sarebbe tra 15 e 25 senatori, esclusi quelli a vita e quelli all'estero, nel quale caso però il centrodestra dovrebbe migliorare il quasi cappotto che subì nel 2006 (allora finì 5 a 1 per la sinistra, oggi a Palazzo Grazioli sperano di vincere 4 a 2). Come ci si arriva a questi numeri? Se l'Udc corre da sola, come appare chiaro, il centrodestra rischia di perdere anche nel Lazio e in Sicilia, che vanno ad aggiungersi in Emilia, Toscana e Umbria. In Lombardia il pronostico berlusconiano è di andare oltre i 27 senatori di due anni fa e di conquistarne 30, 31. Ma nelle due principali regioni rosse il Pdl potrebbe perdere quattro senatori. Numeri, numeri, numeri. Che comunque consegnerebbero una maggioranza non larga ma salda anche al Senato. Senza contare che l'Udc potrebbe perdere ancora qualche pezzo. A Palazzo Grazioli si aspettano l'arrivo di Vito Bonsignore, pezzo da novanta dei centristi in Piemonte; non lo seguirà invece Michele Vietti. Discorso a parte riguarda Totò Cuffaro, l'ex governatore della Sicilia. Che vuole sbarrare la strada a Gianfranco Miccichè, fedelissimo del Cav. Cuffaro sempre più smarcato da Casini e sempre più in tandem con Raffaele Lombardo, il leader del Mpa, che Totò vorrebbe alla guida dell'Isola. E non a caso Lombardo proprio ieri ha annuciato che siglerà un accordo di apparentamento con il Pdl analogo a quello fatto con la Lega: sarà presente con il suo simbolo dalla Toscana in giù. Un segnale ben apprezzato nelle trupper berlusconiane. Lui, il Cavaliere, evita frasi polemiche e in serata, al Tg1, lancia un ultimo accorato appello (e persino la parola "appello" non piace molto ai fedelissimi del Cav) : «Gli elettori moderati e liberali vogliono che si vada tutti insieme al voto - dice Berlusconi - anche gli elettori di Casini e dell'Udc. Quindi io spero che ci sia un ripensamento». Ma la partita ormai è chiusa, il leader del Pdl va avanti.

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