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La rivoluzione di Berlusconi

Silvio Berlusconi

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Questa volta è veramente un ultimatum, del tipo «prendere o lasciare». Berlusconi, dicono i suoi, è stanco dei giochetti dell'Udc e vuole chiudere la questione della lista unitaria prima possibile per concentrarsi sulla campagna elettorale. Così dopo aver definito la confluenza di An nel Pdl, ha lasciato ancora un giorno di tempo a Casini per decidere se salire sulla corazzata o navigare da solo. «Non ci sarà nè il simbolo di Forza Italia, nè il simbolo di An, ci sarà il Popolo della libertà» con un gruppo parlamentare unico» ha annunciato Berlusconi. Poi ha lanciato un invito a tutte le forze del centrodestra a unirsi. «La Lega per la sua posizione di partito territoriale, radicato in una certa parte del Nord soprattutto, si federerà con il Popolo della libertà e dentro il Pdl saranno accolti tutti, spero anche l'Udc, i rappresentanti dei raggruppamenti più piccoli». Berlusconi ha subito spuntato l'arma del vantaggio a Veltroni dicendo che «non c'è nessuna contromossa rispetto alla scelta del leader del Pd e la decisione di Veltroni è stata dovuta alla necessità non al coraggio perchè si doveva togliere dall'abbraccio mortale della sinistra radicale con cui non è riuscita a andare d'accordo nemmeno nei due anni di governo». Quindi spiega che il suo è un «ulteriore passo rispetto a quanto annunciato il 18 di novembre a piazza San Babila a Milano». Il Cavaliere ha dato indicazioni sulla campagna elettorale: «Continueremo con i gazebo per sottoporre ai cittadini la scelta delle priorità e presenteremo un programma sotto forma di disegni di legge indicando anche le date di presentazione». Quanto ai contenuti dei disegni di legge «saranno una decina di punti che toccheranno tutti i settori per rimediare sia alle inefficenze strutturali dell'Italia, sia ai danni combinati da questo governo nei suoi 18 mesi». Gettate le basi della campgna elettorale e del programma, Berlusconi ha dato l'ultimatum a Casini che però al momento ha risposto piccato: «Se la scelta di Berlusconi e Fini impedirà una nuova alleanza per il governo del Paese, ci presenteremo autonomamente, parlando agli italiani un linguaggio di verità e responsabilità». Tuttavia il leader dell'Udc non esclude la federazione con il Pdl: «La federazione è una possibilità concreta per la quale siamo disponibili e che non escludiamo». Pronta e dura la replica del Cavaliere: «Adesso sono loro che hanno qualche difficoltà (si riferisce all'Udc, ndr.) e che hanno opinioni diverse. Se non aderiscono noi andiamo avanti ugualmente, ma spero che aderiscano al nuovo partito, perchè è la volontà degli elettori, ma anche dei parlamentari: ne ho sentiti diversi che mi hanno detto che vogliono stare insieme con noi». Un modo per dire a Casini che rischia di restare isolato e diperdere altri pezzi di partito. Se tuttavia l'Udc deciderà di rimanere da sola «nessuno può negare che siano alleati, ma non nella stessa coalizione. Possono presentarsi da soli e poi in Parlamento potranno trovare un accordo per entrare nell'alleanza». Quindi nessuna equiparazione con la Lega, perchè, ha spiegato Berlusconi, «è un partito territoriale e credo che si presenteranno soltanto in certe regioni». Al listone del Popolo della Libertà hanno già aderito i Liberaldemocratici di Lamberto Dini, la Dca di Gianfranco Rotondi, Alternativa Sociale di Alessandra Mussolini, i Repubblicani di Francesco Nucara, il Nuovo Psi di Stefano Caldoro e si aspettano i sì de La Destra di Francesco Storace e dell'Udeur di Clemente Mastella.

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