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Udc, anche Giovanardi se ne va. Cuffaro forse: è un esodo senza fine

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Poi è stata la volta di Mario Baccini e Bruno Tabacci, che hanno scelto di andare leggermente verso sinistra. Ieri è stata la volta di Carlo Giovanardi, Emerenzio Barbieri e altri sette esponenti della direzione del partito di Cesa. Tutti hanno abbandonato l'Udc per fondare la componente dei Popolari Liberali, pronta a confluire nel progetto del Partito delle Libertà di Silvio Berlusconi. Dunque, un'uscita verso destra. «Già nel congresso di aprile la nostra era un componente di minoranza del 14%, che aveva presentato una sua lista in dissenso rispetto alla linea di Follini - spiega Giovanardi - Poi a Verona, con Silvio Berlusconi, avevamo aderito al progetto di una costituente del Pdl, costola italiana del Ppe, che viene solo rimandato perché si andrà al voto». In sostanza, secondo Giovanardi, «in attesa della costituente, andiamo avanti con il progetto politico, perché per noi non ha più senso un partito del 4-5%, che per giunta ancora oggi ripropone distinguo e perplessità rispetto a Berlusconi e agli alleati di centrodestra». Il riferimento è al segretario del partito, Lorenzo Cesa, il quale aveva due giorni fa rimesso in discussione la premiership di Berlusconi. Dichiarazione peraltro corretta ieri, ma fuori tempo massimo. D'altronde, se per l'ex ministro il Partito democratico rappresenta a sinistra «una novità» che ha messo insieme ex-Dc ed ex-Pci, «riteniamo che a centrodestra sia ancora più facile riunire forze omogenee, che hanno governato insieme il Paese per 50 anni, come quelle liberaldemocratiche, democratico-cristiane e socialdemocratiche». Da qui le dimissioni dall'Udc e l'invito «ai tantissimi amici sul territorio ad unirsi a noi». Ma se non ci fossero liste del Partito delle Libertà i Popolari Liberali confluirebbero nelle liste di Fi? Ancora Giovanardi: «Non usciamo dall'Udc per entrare in Forza Italia. Berlusconi è una persona seria e ha detto più volte, e ribadito nelle ultime settimane, che intende dar vita al Pdl. È evidente - conclude Giovanardi - che ci sarà questa novità alle prossime elezioni, poi come venga rappresentata graficamente è solo una questione tecnica». Anche in Sicilia, la grande roccaforte casiniana, non spira buon vento per il partito. Dagli ultimi sondaggi (Demopolis, diretta e coordinata da Pietro Vento con la collaborazione di Giusy Montalbano, è stata condotta dal 30 gennaio al 4 febbraio 2008 su un campione rappresentativo dei cittadini maggiorenni residenti nell'isola), rispetto alle politiche del 2006, il Movimento per l'Autonomia di Raffaele Lombardo (11%) innanzitutto sembra effettuare il sorpasso proprio nei confronti dell'Udc isolana (10,5%). Ma il colpo di teatro per il partito di Casini in Sicilia potrebbe arrivare dall'ex governatore dell'isola, Salvatore Cuffaro, per il quale c'è chi scommette che a breve potrebbe seguire le orme di Giovanardi & compagni. Non è un caso forse che proprio Cuffaro si è defilato prima sabato poi domenica da due distinte manifestazioni del partito (la prima a Palermo, la seconda ad Agrigento) e alle quali hanno partecipato tutti i parlamentari nazionali e regionali dell'Udc eletti in Sicilia, l'indiscrezione appare tutt'altro che fantapolitica. Insomma, sembrerebbe che il Cavaliere e Cuffaro - per motivi diversi - stiano attuando insieme uno scacco matto a Casini. E lui? Pier Ferdinando sfodera un aplomb invidiabile. Si limita a commentare: «Chi ha lasciato il nostro partito oggi sta nelle liste di Forza Italia o del Pd: ciò vuol dire che stare al centro è difficile».

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