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Voto anticipato, il giorno della verità

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Barbato (a sinistra), Cusumano (a destra)

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E quelle foto che fanno il giro del mondo. In fin dei conti lo immaginava, il presidente della Repubblica, che potesse finire così. D'altro canto aveva provato a fermare Prodi dal suo disperato tentativo di andare alla conta al senato. E quello che è accaduto per l'inquilino del Colle non è un episodio archiviato, tanto che più volte se ne è lamentato nel corso dei colloqui avuti in questi giorni che hanno avuto anche siparietti simpatici. Come per esempio aver ritrovato un vecchio amico (pardon, conoscente) come Paolo Cirino Pomicino, con il quale si è a lungo dilungato a sincerarsi delle sue condizioni di salute dopo una lunga operazione che l'ex ministro ha affrontato. Oggi è la giornata finale. Almeno sembra. Al Colle salgono Forza Italia e Pd. L'incontro cruciale è il primo, visto che Napolitano vuole anzitutto vedere se il Cavaliere avrà effettivamente il coraggio di dire di no a una soluzione di governo di transizione. E, nel caso, di dirglielo in faccia. E Berlusconi glielo ripeterà, gli dirà, come ha spiegato ieri ai fedelissimi, che bisogna andare alle urne. E presto. Finora il Capo dello Stato è stato arbitro. «Il presidente - spiega chi lo conosce bene - è molto strutturato dal punto di vista istituzionale, conosce perfettamente qual è il suo ruolo e quali sono i suoi compiti». Dunque, i ruoli. Quell'incidente è la stella polare di queste consultazioni. Va bene provare a cercare una soluzione, va bene tentare di chiedere prudenza e maggiore riflessione come ha fatto ieri con An. Un semplice invito, arrivato per giunta dopo il paletto posto da Casini. Perché l'Udc, il partito del centrodestra che sembrava più possibilista a sostenere un nuovo governo, ha posto il suo altolà: «Il Paese ha bisogno di un governo di pacificazione tra la gente più responsabile di centrodestra e di centrosinistra». Tradotto: o ci sta anche Berlusconi o non se ne fa nulla. Tanto che ha aggiunto: «Noi siamo indisponibili a pasticci, confusioni o trasformismi». Insomma, non andrà a fare il sostituto di Mastella appena uscito dal centrosinistra. Al Capo dello Stato non restano tante possibilità. Può avviare un secondo giro di consultazioni, per dare la sensazione di aver provato tutte le strade ma anche nella speranza che nel frattempo qualcuno cambi idea. Ipotesi che preoccupa Berlusconi tanto che a qualcuno dei suoi ha detto: «Le stanno provando tutte, anche di prendere tempo in modo da comprarsi qualche senatore». La seconda ipotesi prevede che venga affidato un incarico a un uomo sopra le parti. Franco Marini sembra più defilato, resta in pista Giuliano Amato, buono sempre per tutte le stagioni. Tra le altre era circolata anche la voce di un incarico a Veltroni, decisamente smentita. Si pensa anche ad un esponente del centrodestra, ma finora i tentativi sono andati tutti a vuoto. Nel piatto quelli del centrosinistra stanno mettendo anche l'immensa torta delle nomine da fare in primavera. Infine Napolitano dovrebbe prendere atto che non ci sono le condizioni e sciogliere il Parlamento, ma potrebbe sembrare una soluzione troppo sbilanciata a favore del Cav.

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