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Tre anni e poi lascia. È giallo sul Cavaliere

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Silvio Berlusconi

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A rilanciare l'indiscrezione è il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti. Il quale, in un'intervista al giornale inglese The Observer, spiega che il Cavaliere intende tornare al governo e fare come Tony Blair, con un programma in dieci punti, e passando il testimone a un «Gordon Brown italiano» dopo tre anni. «Berlusconi - dice il portavoce del leader del centrodestra - proporrà un piano molto semplice, molto pragmatico e molto britannico con 8-10 punti, simile allo stile di Tony Blair, che Berlusconi ammira per i risultati ottenuti, e con il quale ha sempre avuto un eccellente rapporto». «Noi andremo avanti alla maniera britannica - aggiunge Bonaiuti - con calma, possibilmente con richieste di cooperazione con l'opposizione su alcuni problemi difficili». Poi nel pomeriggio arriva una precisazione dall'ufficio stampa di Forza Italia: «L'onorevole Paolo Bonaiuti non ha annunciato nulla all'Observer, ma ha semplicemente confermato quello che il presidente Silvio Berlusconi aveva detto ad un gruppo di giornalisti a Napoli venerdì sera e che era stato riportato dai quotidiani di sabato mattina». Quindi si fa notare che Bonaiuti «ha aggiunto anche all'Observer: "Queste però sono solo ipotesi, avanzate in una conversazione, che non si sa se verranno confermate o meno?"». Ma che cosa aveva detto il Cavaliere a Napoli? Si era lasciato andare e aveva confessato: «Se ci penso mi chiedo a 71 anni chi me lo fa fare. Dovessi tornare a Palazzo Chigi sarebbe una grande fatica. Lo farei solo per il bene del Paese. Ve lo assicuro». Quindi aveva spiegato che il suo modello è l'ex premier inglese: «Il mio sogno - erano le parole del leader del centrodestra - è di comportarmi come Tony Blair. Stare lì tre anni, modernizzare l'Italia e poi lasciare a un Gordon Brown italiano». Dunque Blair, il modello inglese. Anche se nelle ultime settimane era affiorato un altro sistema da prendere ad esempio e che era piaciuto molto a Pier Ferdinando Casini. si tratta della commissione Attali incaricata dal presidente francese Sarkozy di mettere a punto un piano di riforme. Oltre trecento le proposte tra cui l'abolizione delle province, la deregolamentazione di vasti settori commerciali e dei saldi, lo sviluppo di nuovi sistemi antitrust e di sistemi di «class action», la riduzione a un solo mese della caparra per gli affitti di immobili e la creazione di altre politiche che favoriscano l'acquisto di una casa di proprietà. Ma Berlusconi non sembra molto entusiasta del piano francese (alla cui stesura hanno collaborato anche due italiani, Franco Bassanini e Mario Monti): «Tutto quello che è stato scritto dalla Commissione di Attali per Sarkozy lo conosco, lo sto finendo di leggere», ha spiegato il Cavaliere. Che ha aggiunto: «Ci sono idee valide ma non c'è nessuna novità che mi ha particolarmente colpito». E poi un po' stizzito ha concluso: «Se io dopo cinque anni di governo non avessi chiaro di cosa avesse bisogno il nostro Paese, dovrei starmene a casa». Tuttavia, Berlusconi ha più volte espresso apprezzamento per l'attuale inquilino dell'Eliseo. L'estate scorsa, partecipando alla festa dell'Udeur, gli venne chiesto se avrebbe imitato l'esempio di Sarkozy di pescare le menti anche nel campo opposto. Berlusconi replicò subito: «Dico subito di sì, perché le intelligenze vanno usate ovunque si trovino. Devo però dire che guardo con un sorriso questa magnificazione di Sarkozy, visto che la sinistra prima che vincesse le elezioni, lo considerava un fascista, e sosteneva Segolene Royal». D'altro canto lo stesso Sarkò, nel luglio 2003, disse di Berlusconi: «Si è lanciato in una grande opera di modernizzazione dell'Italia». Un feeling che dura da anni.

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