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Prodi cade al Senato, per l'ultima volta

Romano Prodi

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Certo, vista l'aria che tirava, l'esito del voto era largamente prevedibile. Ma Prodi ha voluto andare fino in fondo per «coerenza», «senso di responsabilità» e «rispetto delle istituzioni». Poco importa che il Quirinale e buona parte della sua maggioranza gli abbiano chiesto, fino all'ultimo, di evitare quella che Lamberto Dini ha definito «un'inutile prova di forza». Il Professore ha mantenuto la promessa fatta ai suoi all'inizio di questa crisi: ha guardato in faccia, uno per uno, quelli che si sono presi la responsabilità di far cadere il governo. E la pattuglia è piuttosto nutrita. Alla fine hanno votato contro Prodi: Clemente Mastella e Tommaso Barbato (il terzo senatore Udeur Stefano Cusumano si è tirato indietro all'ultimo minuto); Lamberto Dini e Giuseppe Scalera (che si è astenuto mentre l'altro liberaldemocratico Natale D'Amico ha votato sì); Domenico Fisichella e l'ex Prc Franco Turigliatto. Sei voti in meno che hanno scavato un solco irrecuperabile. Anche con i voti dei cinque senatori a vita presenti (assenti Giulio Andreotti e Sergio Pininfarina). Senza contare che, stavolta, all'Unione è mancato l'indipendente Luigi Pallaro che ha preferito restarsene in Argentina. Eppure in mattinata, subito dopo la visita del premier al Quirinale, si era sparsa la voce che i numeri potessero esserci. Ipotesi suffragata anche dall'ostinata volontà di Prodi di recarsi al Senato. Così, alle 15, il Professore, con sguardo insolitamente sereno, ha fatto il suo ingresso in Aula. Un discorso breve in cui ha rivendicato i meriti del governo, ha lodato l'operato di Clemente Mastella e ha invitato tutti a dargli la fiducia per «riprendere con rinnovato slancio il processo riformatore avviato in questi due anni». Appello vano. Mentre in Transatlantico gli esperti impazzivano con i numeri, in Aula cominciavano le prime defezioni. Esplicite e previste quelle di Turigliatto, Mastella e Barbato, più da interpretare quelle di Dini, Scalera e Fisichella. Così, fino alla fine, fiato sospeso in attesa del colpo di scena. Colpo di scena che, però, non è arrivato. Uno dopo l'altro i senatori hanno sfilato sotto il banco della presidenza. Alle 21 l'ufficialità: 161 i voti contro il governo, 156 quelli a favore. Prodi ha già da tempo abbandonato l'Aula ed è in attesa a Palazzo Chigi. Poche ore prima, ad un amico, aveva inviato un stringato sms: «È finita». Vai alla homepage

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