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Aborto, unioni civili, omosessualità. La Cei (Conferenza ...

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A svelarlo è proprio il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che nella prolusione d'apertura del Consiglio episcopale permanente riaccende la polemica sulla mancata visita di Benedetto XVI all'università di Roma. Bagnasco parla del «grave episodio di intolleranza» e del «clima di ostilità» che ha «suggerito questa amara soluzione». Una rinuncia che, «se si è fatta necessariamente carico dei suggerimenti dell'autorità italiana, nasce essa stessa da un atto di amore del Papa per la sua città». Palazzo Chigi affida a una nota la replica alle parole di Bagnasco. Il governo italiano «non ha mai suggerito alle autorità vaticane di cancellare la visita» del 17 gennaio. Sia il presidente del Consiglio che il ministro dell'Interno, dopo la riunione del Comitato provinciale per la sicurezza - alla quale erano presenti anche i responsabili della gendarmeria vaticana - «hanno comunicato alle autorità vaticane che lo Stato italiano garantiva assolutamente la sicurezza e l'ordinato svolgimento della visita del Santo Padre». Il porporato torna all'attacco della legge sull'interruzione di gravidanza («abominevole», va «almeno aggiornata in qualche punto»), rinnova il no alle unioni di fatto e conferma le analisi più preoccupate sulla situazione italiana: «paura del futuro» e «senso di fatalistico declino», «un Paese a coriandoli». La legge sull'interruzione di gravidanza, «abominevole», «va almeno aggiornata in qualche punto», visto «il portato delle nuove conoscenze e i progressi di scienza e medicina», e visto che «oltre le 22 settimane di gestazione c'è qualche possibilità di sopravvivenza» del feto. Il presidente della Cei ribadisce la posizione già espressa dal cardinale Camillo Ruini e sottolinea: «Il fatto che a trent'anni dall'approvazione della 194 la coscienza pubblica non abbia "naturalizzato" ciò che naturale non è, è un risultato importante, grazie a chi, come il Movimento per la vita, mai si è rassegnato». I vescovi chiedono «che si verifichi ciò che la legge ha prodotto, e ciò che non si è attivato, soprattutto in termini di prevenzione e aiuto alle donne, alle famiglie». E suggerisce che i fondi previsti dalla 194, «accresciuti da apporti delle Regioni, siano dati in dotazione trasparente a consultori e centri di aiuto alla vita». Il ritratto che fa del Paese è «sfilacciato, frammentato», «ridotto a coriandoli»: insomma «bloccato lo slancio e la crescita anche economica», Bagnasco vede «in giro paura del futuro e senso di fatalistico declino», «sfiducia diffusa e pericolosa», manifestata «anche da osservatori stranieri». Di fronte a tale quadro, «non credo di sbagliare se dico che è l'Italia, in particolare, ad avere oggi bisogno della speranza". Quel che interessa ai vescovi, precisa, è «guardare in profondità alla crisi interiore che è in parte causa e radice della crisi pubblica» pur tenendo conto delle «testimonianze di bene che prendono forma sul territorio» e della «riservatezza e capacità di sopportazione che rappresentano un indizio di ripresa e capacità di futuro». La Chiesa sostiene «la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna», per questo «si oppone alla regolamentazione per legge delle coppie di fatto, o all'introduzione di registri che surrogano lo stato civile». Da Bagnasco un secco no anche a riforme come quelle del «divorzio breve».

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