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Fioroni: "Caro Walter, sulle riforme non arrivi all'aperitivo"

Walter Veltroni

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E il referendum sposta il problema della governabilità senza risolverlo». Tutto ruota intorno a quel «se il governo cade». Eppure il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni, già guarda avanti. Boccia un eventuale governo istituzionale («Lo escludo») e ha più di un dubbio sulle reali intenzioni di Berlusconi. Definisce «una vergogna» la contestazione al Papa e ricorda con piacere gli incontri con Ratzinger «quando era prefetto al Sant'Uffizio e mi diceva che, in fondo, posso ancora salvarmi» L'occasione per ragionare sull'attuale scenario politico la offre Giulio Pinzaglia, ex compagno di classe del ministro che tra mille difficoltà è riuscito a mettere intorno a un tavolo gli ex studenti viterbesi del liceo scientifico Ragonesi a 31 anni dal diploma. Ecco allora che la squadra composta da Ettore Padovani, Giovanni Carità, Giorgio Natali, Carlo Salvucci, Marco Chiricozzi e Sandro Scapellato si attovaglia alla conviviale del Rotary club Amelia Narni dove l'ospite d'onore è proprio lui: Giuseppe Fioroni. Il compagnio di banco che è diventato ministro. «Fortuna che la cena non era in programma la settimana prossima - scherza Padovani - altrimenti, con questo caos nel governo, Peppe (l'appellativo con cui Fioroni è soprannominato nel viterbese ndr) non veniva più come ministro ma da semplice cittadino». Peppe sta allo scherzo e rilancia:« C'è il rischio che non lo sia già alla fine di questa settimana. L'unica cosa certa è che voi siete invecchiati male». Risate ma anche incredulità. Il governo allora è davvero al capolinea. L'analisi di Fioroni parte da un consiglio a Veltroni. «Ricordate il patto della crostata per la Bicamerale? Beh, Walter rischia di non prendere nemmeno l'aperitivo con Berlusconi». È per questa ragione che il segretario del Partito democratico è uscito allo scoperto dicendo che potrà correre da solo alle elezioni? «Certo. Veltroni conosce bene la politica e già si sta muovendo per non cadere nella trappola. Sicuri che Berlusconi voglia l'accordo?» Conviene al Cavaliere, ma anche al Paese, trovare un'intesa per evitare la frammentazione dei partiti. E alla fine del percorso avere due blocchi in grado di garantire la stabilità. «Ci sono forze che minano tale cammino e allora, se non si arriva a una soluzione seria, tanto vale tornare alle urne». Dove vincerebbe Berlusconi. «Ne siete convinti? E con quali margini di manovra? Deve ricompattare il Centrodestra e non credo che Fini e Casini saranno teneri. E poi lasciamo stare i sondaggi, non è scontata la nostra sconfitta. Certo è che serve un cambio di passo rispetto alla politica attuale». Le dimissioni di Mastella sono un durissimo colpo per sperare, se cade Prodi, di ripresentarsi al voto con ambizioni di successo. «Premesso che esprimo solidarietà umana e politica a Mastella, ma finchè il governo è in sella faremo di tutto per lavorare al meglio». Ci sarà la mozione che proprio l'ex ministro della Giustizia ha chiesto in suo favore? «Discuteremo, valuteremo e la presenteremo». Ma Di Pietro è su tutte le furie. «Tutti abbiamo motivo di essere scontenti. Ma il governo ha la priorità. Pensate a Padoa Schioppa: una persona preparatissima che viene sempre criticata senza che nessuno sottolinei la sua professionalità. Altro che la Brambilla». Cosa c'entra la Brambilla? «C'entra, c'entra. Preferisco mille volte Padoa Schioppa. La politica deve essere rappresentata da personalità di spessore». E il presidente dei Circoli della Libertà non lo è? Raccoglie la protesta in Italia e lavora per un cambiamento della classe dirigente. «Nulla di personale, ma ho un'altra visione. La Brambilla rappresenta solo la genialità di Berlusconi». In che senso? «Attraverso un signor nessuno, Berlusconi è riuscito a rivoluzionare il suo partito rimettendo tutti in riga. Ed è stato geniale anche nella scelta del nome: Brambilla».

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