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Veltroni: «Io corro da solo»

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Dunque, anche per il sindaco di Roma è arrivato il giorno di mettere le carte in tavola. Di dire con chi si può correre e con chi no. Un duro attacco, soprattutto alla sinistra radicale che, restando spiazzata, gli punta il dito contro. Ma Veltroni stavolta fa sul serio. «Io non sono sicuro - dice - che di fronte a due offerte: una coalizione che va da Storace a Casini e un partito, il Pd, che chiede il consenso degli italiani sulla base di un programma di innovazione, questo non possa avere un effetto premiante». Oggi il Paese «non riesce a decidere perché paralizzato da un sistema di veti, di condizionamenti e da ideologie che lo bloccano». È quindi necessario, continua il leader del Pd, «uscire da una stagione che ha portato l'Italia a essere bloccata», così come è necessario «uscire da coalizioni forzose e così eterogenee che ripropongono nei governi la logica dei veti e dei condizionamenti che esistono in Italia». Il sindaco di Roma, che la sinistra radicale ha già lasciato più volte solo, respinge tutte le accuse «di essere una minaccia per il governo. A me la metafora di rimanere col cerino in mano - continua - non spaventa più. Mi spaventano più quelli, e ne conosco tanti, che piuttosto che rimanere con il cerino acceso, neanche lo accendono». Poi un'avvertimento ai sabotatori dell'accordo sulla legge elettorale: «A chi vuole far saltare il tavolo, ricordo che questo vuol dire anche far saltare le riforme costituzionali e quindi far pardere all'Italia la possibilità di avere un sistema che decida. Il Pd deve rendersi protagonista con la stagione delle riforme e con una grande rivoluzione democratica». Il leader del maggior partito di centrosinistra, inoltre, dice di non temere nulla, quando cerca di accordarsi con Silvio Berlusconi. «Qualcuno mi dice "stai attento". Io sto attento, ma non si può approvare una legge elettorale senza il concorso, almeno, delle principali forze politiche tra le quali c'è Forza Italia. Non si può continuare a fare quello che si è fatto per quindici anni - spiega Veltroni - Io lo so che è più difficile parlare il linguaggio del dialogo che non dell'attacco. Ma allora, o sbagliammo quando criticammo la Cdl che approvò la legge lettorale da sola, o la strada giusta è il dialogo con le maggiori forze dell'opposizione». La sinistra radicale non l'ha presa molto bene. Né riguardo alla corsa solitaria del Pd, né riguardo al feeling con l'ex premier. A incominciare dal segretario di Rifondazione comunista Franco Giordano: «Se il Pd sceglie di andare da solo è una scelta di Veltroni che rispetto, ma non credo che sia il massimo per garantire l'attuale governo, e in questo senso il Pd si dimostra il più grande fattore di instabilità». Per Giordano la sfida del sindaco deve portare la sinistra a una risposta unita: «C'è la necessità imperativa di formare un soggetto unitario e plurale». Pino Sgobio (Pdci) consiglia invece a Prodi di guardarsi le spalle da Veltroni: «Prodi prenda in mano la situazione prima che sia troppo tardi». Anche il Verde Angelo Bonelli denuncia «le parole poco responsabili di Veltroni», mentre Carlo Leoni (Sd) lo accusa di «liquidare l'alleanza del centrosinistra». Infine, la dose d'accuse al leader del Pd arriva anche dal ministero della Solidarietà. Paolo Ferrero spiega che «Veltroni farebbe meglio a pensare alle necessità dei cittadini. Se no prepara solo la sua sconfitta elettorale».

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