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Ma i magistrati si ribellano: «Dalla politica accuse immotivate»

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I magistrati non hanno affatto gradito l'attacco dell'ormai ex Guardasigilli e sono passati al contrattacco. Che il mondo delle toghe fosse in subbuglio lo si era capito in mattinata leggendo l'intervista a La Stampa dell'ex pm, ora senatore del Pd, Gerardo D'Ambrosio. «Bisogna stare attenti - era il suo avvertimento - a muovere accuse alla magistratura, si sa come viene vissuta dalla gente in questo momento la classe politica. L'effetto "casta" è una realtà pericolosa anche per l'ordine pubblico». A stretto giro di posta, ecco arrivare il commento della giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati riunita a Caltanissetta. «A parte il rispetto per le doverose dimissioni del Ministro - attacca l'Anm -, proprio le sue dichiarazioni rese davanti al Parlamento, e altre rese da esponenti politici di molti partiti, ancora una volta portano fuori dalle aule di giustizia il dibattito sul merito dei provvedimenti giudiziari con modalità espressive e di aggressione alla magistratura che alterano gli equilibri tra i poteri dello Stato e non si giustificano in alcun modo, specie se provenienti dal ministro della Giustizia». «Esistono già le sedi per contestare e impugnare i provvedimenti giudiziari - prosegue la giunta -. Non ci interessano difese corporative, ma rileviamo che ancora una volta la politica si accorge della giustizia quando degli amministratori pubblici sono interessati da accuse di reato: non si riscontra il medesimo interesse quando si tratta di coprire gli organici, dotare gli uffici giudiziari di personale amministrativo e di beni strumentali, incrementare le forze di polizia, rendere più celere ed efficiente la giustizia nell'interesse dei cittadini». In ogni caso l'Anm critica anche «la diffusione pubblica della notizia del provvedimento con ore di anticipo rispetto alla sua esecuzione» e si augura che le responsabilità vengano «accertate e sanzionate con la massima celerità». In serata interviene anche il Csm con un documento elaborato da 19 consiglieri (tutti i togati e i laici del centrosinistra) che sarà discusso in un plenum «solenne» alla presenza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano la cui data deve ancora essere fissata. Per il Consiglio superiore della magistratura dall'ex ministro della Giustizia e in sede politico-parlamentare c'è stata una «accusa pregiudiziale e immotivata alla magistratura di perseguire fini estranei alla giurisdizione». L'accusa «è, come già in passato sottolineato dal Consiglio, il primo e più sottile attacco all'autonomia della magistratura nel suo complesso e del singolo giudice che, per dettato costituzionale, è soggetto soltanto alla legge». Nel documento i firmatari chiedono che venga messo all'ordine del giorno del Csm, «ai fini della riaffermazione e attualizzazione dei principi di autonomia e indipendenza della magistratura, il tema dei rapporti tra politica e magistratura».

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