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Gianni De Gennaro impantanato nei rifiuti

De Gennaro

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[...] dai diktat degli ammistratori locali che insorgono al grido di «non nel mio cortile», dai mille paletti imposti dalle regioni che dovrebbero solidarmente accogliere la munnezza in casa propria. Il supercommissario, inoltre, è orfano di superpoteri. In pratica, ne ha meno dei suoi predecessori. Così l'incolpevole inviato speciale del governo non è riuscito finora a cavare un sacchetto dal mucchio: la situazione nel napoletano non migliora, anzi peggiora; sulla discarica di Pianura non è stato possibile prendere una decisione (in un senso o nell'altro) e 70 mila tonnellate d'immondizia imputridiscono nelle strade; davanti alle case e alle scuole, molte delle quali non hanno ancora riaperto i battenti per timore di infezioni. In una lunga e maleodorante settimana, De Gennaro non ha potuto riportare alla normalità la situazione «drammatica» (è una definizione presidenziale) e far rientrare l'emergenza che sta provocando danni all'economia campana, all'immagine dell'Italia nel mondo e alla salute dei cittadini. Il primo dimezzamento del commissario è di carattere normativo. Anche se sulla carta ha maggiore libertà di movimento di Bertolaso e Pansa, l'ordinanza dell'11 gennaio è un atto amministrativo che non ha rilevanza di legge. Questo significa che se qualcuno si rivolgesse a un tribunale, a prevalere sarebbe la legge e non l'ordinanza. Un altro punto su cui l'ex capo della polizia potrebbe trovarsi in difficoltà è l'articolo che riguarda l'utilizzo dell'Esercito, contestato da Rifondazione e dai Verdi. E, infatti, sempre in base al provvedimento governativo, i militari non possono essere impiegati per l'ordine pubblico. Come se non bastasse, De Gennaro può essere «assistito» dalla forza pubblica ma non può decidere quando utilizzarla. La decisione resta a prefetti e questori. Insomma, un bel pastrocchio made in Palazzo Chigi. Se n'è accorto anche un «vecchio» non pseudo-ambientalista come il presidente della commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera. Ermete Realacci «interroga» il premier e il ministro dell'Interno chiedendo se «ritengano che le disposizioni contenute nell'ordinanza possano rappresentare una base normativa sufficiente a conseguire gli obiettivi generali di superamento dell'emergenza e avviare in maniera strutturale la raccolta differenziata dei rifiuti». Altrimenti, dice Realacci, bisognerà trovare altri strumenti di legge. Se aggiungiamo la scarsa disponibilità delle altre regioni italiane, solo parzialmente giustificata dall'incognita ecoballe, l'atteggiamento poco collaborativo di alcune forze politiche, come è accaduto in Sardegna, della popolazione locale che si limita a tapparsi il naso e a protestare ma resta a braccia conserte se non per dar fuoco ai cumuli di spazzatura, e degli amministratori che ripetono come dischi incantati i loro «no» a termovalorizzatori e discariche, il risultato è desolante. Il «nodo-Pianura» non è stato sciolto, l'immondizia campana è rimasta quasi tutta dov'era. E, anche se Prodi aveva manifestato la sua «indignazione» per la chiusura delle scuole ordinandone l'immediata riapertura, ancora ieri in provincia di Napoli oltre 50mila studenti non hanno potuto frequentare le lezioni perché i battenti degli istituti erano sbarrati. Ciliegina sulla torta, De Gennaro ha appena quattro mesi di tempo. Poco più dei napoleonici cento giorni per risolvere un problema che dura da quindici anni. Più che un commissario, ci vorrebbe un mago.

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