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Torna il sereno tra An e Berlusconi

Silvio Berlusconi

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Gettarsi alle spalle le incomprensioni e i litigi e aprire una nuova fase di dialogo per affrontare in forze la partita sulla riforma elettorale. È questa la nuova linea che si è data Forza Italia. La costruzione del nuovo Partito della Libertà va avanti ma senza tagliare i ponti con l'alleato Alleanza nazionale. Sembra passato un secolo da quando Fini lanciava a Berlusconi battute al vetriolo e giurava di andare avanti da solo. Prima dell'appuntamento di Roccaraso con la tradizionale manifestazione di «Neve azzurra» il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi ha chiamato Berlusconi per avere indicazioni su come procedere. Se cioè andare avanti con il Partito della Libertà in solitudine o ricucire con Alleanza nazionale. E dal Cavaliere è arrivata la consegna a riannodare il dialogo con Fini. Così è partito il lavoro per rimuovere gli ostacoli. Tra Bondi e il vicecoordinatore Fabrizio Cicchitto e i berluscones di Alleanza nazionale Maurizio Gasparri e Ignazio la Russa ci sono state diverse telefonate. Peraltro Gasparri e La Russa anche nei momenti di maggior contrasto tra Fini e Berlusconi avevano tenuta aperta la porta del dialogo. Gli intensi contatti anche durante la pausa natalizia hanno spianato la strada. Non è un caso che Fini abbia partecipato a «Neve azzurra». È stato il segnale del disgelo. Poi basta leggere le dichiarazioni di questi giorni che vengono da An sulla legge elettorale. Il capogruppo al Senato Altero Matteoli ha usato il massimo della generosità verso il Cavaliere. «Il Berlusconi di ieri e di oggi - ha detto al termine di un incontro con l'Udeur sulla riforma del voto - ci piace. I vertici di Alleanza nazionale hanno già fatto apprezzamenti sulle sue parole, che troviamo molto interessanti dopo alcune settimane di perplessità da parte di Forza Italia». An si ricompatta con FI anche sulla legge di riforma tv. Sempre Matteoli precisa che «il ddl Gentiloni è una materia distinta dalla legge elettorale, ma è altrettanto ovvio che An non potrebbe mai condividere una normativa mirata a colpire qualcuno piuttosto che affrontare seriamente le questioni che attengono al reale pluralismo dell'informazione più che a quello della proprietà delle aziende della comunicazione». Più chiaro di così.

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