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I prodiani ora hanno paura

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A partire dal relatore del disegno di legge che dovrebbe riformare il sistema televisivo e delle telecomunicazioni, Pietro Folena. «Mischiare due questioni diverse e distinte come la legge elettorale e la riforma della tv - osserva il presidente della Commissione Cultura della Camera - è assolutamente contrario allo spirito di dialogo necessario in queste circostanze». Anche la moderata Rosy Bindi si allinea al fuoco di fila contro il Cavaliere: «Non si può accettare alcuna moratoria sulla riforma Gentiloni e il conflitto d'interesse in cambio di un accordo sulla legge elettorale», afferma il ministro della Famiglia - Sulle riforme istituzionali ed elettorali è giusto cercare le intese più larghe possibili con tutta l'opposizione, ma senza subire i ricatti di una parte di essa». Clemente Mastella conferma la richiesta del Campanile di portare nella nuova legge elettorale la soglia di sbarramento al 10% ma, «proprio perchè con una soglia di sbarramento alta si da un vantaggio oggettivo ad alcune forze politiche rispetto ad altre, riteniamo opportuno, anche se in passato abbiamo avuto qualche perplessità, che il Parlamento in previsione o in contemporanea con la nuova legge elettorale, approvi anche il disegno di legge Gentiloni». Rifondazione chiede che i «tavoli» restino separati. «Mi sembra ovvio che il tavolo delle riforme debba essere separato e non possa essere condizionato, come lui vorrebbe, da altre istanze politiche - sottolinea il presidente del gruppo Prc al Senato Giovanni Russo Spena - Noi siamo favorevoli alla legge Gentiloni e a quella sul conflitto di interessi ma non intendiamo discuterne insieme alla legge elettorale». Ma a fare muro sono soprattutto i prodiani Monaco e Merlo, che chiedono di andare avanti con il ddl. «Il Pd e tutta l'Unione devono respingere il doppio ricatto di Berlusconi: la pretesa di elezioni subito e l'archiviazione della legge Gentiloni, bollata come criminale - sostiene Franco Monaco - Non siamo noi, è Berlusconi che confonde i piani e, come sempre, privilegia gli affari suoi. Abbiamo precisi impegni con gli elettori. Il paradosso sarebbe portare a casa una cattiva legge elettorale e, per di più, tenerci il sistema tv che fa comodo a lui. Questo sì sarebbe un inciucio tutto a perdere». Gli fa eco Giorgio Merlo, anche lui del Pd: «Di fronte all'inaccettabile diktat di Berlusconi il centrosinistra e, in particolare, il Partito democratico, devono essere chiari e trasparenti: risolvere il conflitto di interessi e avviare la riforma della Rai non possono essere scambiati con una riforma elettorale, seppur necessaria a dare stabilità al nostro sistema politico». E un altro ulivista, Mario Barbi, chiede che il ddl venga «approvato dalle Commissioni competenti della Camera, portato immediatamente all'esame dell'aula e che i capigruppo della maggioranza della Camera assumano un'iniziativa conseguente: questa è, a mio avviso - conclude Barbi - la condizione per potere continuare il dialogo sulle riforme con Berlusconi».

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