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Nasce l'asse dei «proporzionalisti»

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Vertice tra Udc, Prc e Sinistra Democratica per modificare la bozza Bianco

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Udc, Prc e Sinistra Democratica cercano l'accordo su alcune correzioni al testo base, nell'intento di modificarlo prima che arrivi in aula al Senato. E con ciò scatenano le reazioni dei piccoli a sinistra del Pd, che si vedono emarginati. In attesa che Berlusconi torni sulla scena, Forza Italia non nasconde le sue perplessità: teme un accordo al ribasso dettato, dice Fabrizio Cicchitto, «da Prodi e dai nanetti che si sono messi di traverso». Il Cavaliere parlerà oggi in collegamento telefonico con la kermesse organizzata da Forza Italia sulle nevi di Roccaraso. Ma chi lo ha sentito descrive un Berlusconi sereno di fronte all'agitarsi di tutti intorno alla legge elettorale. Forza Italia - è il sottinteso - ha cercato un accordo su una riforma che tuteli i grandi partiti e eviti la frammentazione. Se queste premesse verranno tradite, l'accordo lo si dovrà fare senza gli azzurri. In fondo il Cavaliere, che ne ha parlato anche con Fini al telefono, sa che in quel caso resterebbe l'opzione del referendum, che a Forza Italia non dispiace, sebbene in questo caso potrebbero nascere problemi con la Lega. Intanto ieri, nel vertice dei «pasdaran» del proporzionale, a definire la linea sono il leader Udc Pier Ferdinando Casini (che non nasconde «ostacoli» sul cammino comune), il capogruppo del Prc al Senato Giovanni Russo Spena e i senatori di Sd Cesare Salvi e Massimo Villone. «Voteremo la bozza Bianco solo se saranno recepite in commissione le modifiche che noi chiediamo» avverte Russo Spena. «La prima - elenca Cesare Salvi - riguarda il Senato, dove la bozza prevede un recupero solo su base regionale che porterebbe la soglia di sbarramento non al 5 per cento, ma anche al 12 o al 15. L'altra modifica è relativa alla Camera, dove noi vogliamo che venga adottato il sistema tedesco ordinario». Mentre però Prc e Sd sono disposte a scendere a compromessi sul voto congiunto, con una sola scheda per i collegi uninominali e per quelli proporzionali, sul punto Casini appare molto più cauto. L'unità di intenti è perciò ancora tutta da provare, ma intanto i partecipanti al mini vertice parlano di «convergenza di vedute su una posizione condivisa». Si risentono i piccoli alla sinistra del Pd, che vedono Prc e Sd incamminarsi sulla strada del grande accordo con Veltroni e fiutano il pericolo. Clemente Mastella vede piuttosto in pericolo le sorti del governo. I Verdi si barricano in ogni caso dietro l'idea del premier Romano Prodi di approvare la legge elettorale solo dopo la non semplice riforma del conflitto di interessi mentre i Comunisti Italiani con Pino Sgobio si chiedono «perché Rifondazione si ostini a cercare accordi con il centrodestra invece di lavorare a rafforzare il percorso di unità tra le forze di sinistra».

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