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I sindacati al governo «Il silenzio non paga»

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Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, attacca a muso duro l'immobilismo del governo di fronte ai ricari del costo della vita. «Prodi deve sapere che abbiamo un problema di salario e pensioni - prosegue Bonanni - ma soprattutto di politica di redditi in generale. Chiediamo che nell'incontro dell'8 si parli di questo e del sostegno da dare a lavoratori, pensionati e le loro famiglie». La Cisl chiede a Palazzo Chigi un impegno serio sulle liberalizzazioni dei servizi, la riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e da pensione e la sterilizzazione delle accise sui carburanti. Non è morbida verso l'esecutivo anche la posizione di Luigi Angeletti, segretario generale della Uil: «il governo - afferma - bisogna che si dia la sveglia. Servono risposte urgenti e rapide sui salari, non teoriche né a medio termine. L'aumento dell'inflazione rischia di avere un impatto anche sui conti pubblici determinando problemi seri in prima battuta sulla crescita e di conseguenza sul rapporto deficit-pil». Ma il vero spettro è la crescita del prezzo del petrolio. Secondo il presidente della Figis-Confcommercio, Luca Squeri, benzina e gasolio potrebbero registrare «un ulteriore aumento dei prezzi nell'ordine di quattro/cinque centesimi al litro». Secca la replica del ministero dello Sviluppo economico: il peso del fisco sul prezzo finale della benzina è in Italia inferiore che negli altri grandi paesi Ue come Gran Bretagna, Francia e Germania». Il ministero sottolinea che in Italia si attesta al 58,2% contro il 60,7% della media Ue. Il prezzo industriale della senza piombo è nel nostro Paese di 0,568 euro al litro (0,524 la media Ue), mentre la componente fiscale è pari a 0,791 euro, contro 0,810 della media Ue. Ma le associazioni dei consumatori sono sul piede di guerra. Il Codacons invoca lo «stato di emergenza» perchè il caro-vita rischia di far precipitare sotto la soglia di povertà 5 milioni di famiglie. E la risposta del governo? «Ridistribuire le risorse, sostenendo stipendi e pensioni e bloccando i prezzi». Questa la ricetta del Ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, per combattere gli effetti dell'inflazione. Resta da capire quali mezzi e con quali risorse il governo possa perseguire tali obiettivi. «I dati sull'inflazione e sull'aumento dei prezzi resi noti dall'Istat - continua Ferrero - indicano la necessità di due interventi netti da parte del Governo. Da un lato impegnare le risorse necessarie per aumentare i redditi e le pensioni medio-bassi. Dall'altro convocare gli organismi della grande distribuzione per decidere il blocco dei prezzi per tutto il 2008, condizionando gli aiuti alla grande distribuzione al blocco stesso. Solo così si potranno redistribuire le risorse e incidere concretamente sulle conseguenze dell'inflazione sui ceti più deboli». Diversa la posizione del ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, secondo cui l'inflazione di dicembre mostra che il fenomeno è «preoccupante» a livello mondiale ma il dato tendenziale italiano è pur sempre inferiore a quello dei nostri partner europei. Tuttavia, «bisogna fare di più», contrastando eventuali speculazioni, approvando nuove liberalizzazioni e rafforzando i redditi da lavoro. «Per quel che ci riguarda - spiega Bersani- dobbiamo fare di più su tre versanti. In primo luogo, bisogna contrastare eventuali comportamenti speculativi; e a questo proposito abbiamo una nuova convenzione con la Guardia di Finanza, e la faremo funzionare. In secondo luogo, occorre approvare rapidamente nuove norme di liberalizzazione in campi che possono compensare i settori più esposti alle tensioni internazionali. Infine - conclude il ministro - bisogna rafforzare i redditi da lavoro con operazioni in materia contrattuale e fiscale».

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