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Veltroni si nasconde, Polito lo chiama in causa

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Il leader del Pd che è l'altro protagonista del dialogo con il Cavaliere, finora è rimasto silente. Non solo. Nessun commento è venuto nemmeno a seguito del colloquio di Berlusconi con il presidente Napolitano e dopo le accuse che il Cavaliere ha fatto in piazza di essere sottoposto a una gogna mediatica. A questo punto sono in molti dentro Forza Italia a chiedersi quanto possa durare l'asse Veltroni-Berlusconi sulla riforma elettorale e l'attenzione è puntata sul pronunciamento della Corte Costituzionale sull'ammissibilità del referendum. A fronte di questo silenzio Polito ha chiamato direttamente in causa Veltroni. «Non si tratta di difendere Berlusconi o Saccà. Qui si tratta di capire se l'intero sistema di garanzie processuali in Italia è saltato. Vorrei sapere che cosa ne pensa il Pd, che pare non abbia niente da dire su quanto sta accadendo. Ai tempi di Ds e Margherita, almeno un paio di comunicati li avremmo letti, una posizione sarebbe emersa. Oggi niente». Il senatore usa toni incalzanti fino all'ironia: «Nell'esecutivo del loft non c'è un responsabile giustizia, o un responsabile informazione, o qualcuno che faccia il turno di presenza natalizia? E che cosa intende fare il gruppo al Senato del Pd per tirar fuori dal cassetto dove è finito il disegno di legge Mastella? O pensa che sia preferibile un decreto legge?» Dal Pd invece c'è solo una dichiarazione, laconica, del vice di Veltroni, Dario Franceschini. In un colloquio con Il Riformista si limita a dire che «la pubblicazione delle intercettazioni è inammissibile. E non si può denunciarne l'uso quando creano un problema e strofinarsi le mani quando danno un vantaggio». La soluzione per il numero due del Pd è di «andare avanti sulla riforma del sistema radio-televisivo e sul conflitto di interessi» ma tenendo «distini questi piani dal tavolo delle riforme». Franceschini non aggiunge nulla di più. Polito invece va oltre e se la prende con quelle procure che sembrano diventate dei «dei megafoni. Sui giornaliabbiamo letto non dei brogliacci, non delle intercettazioni, ma addirittura dei verbali di interrogatorio quasi in tempo reale, resi neanche venti giorni fa, come in un vero processo in piazza. Si tratta dell'interrogatorio di Saccà davanti al pubblico ministero di Napoli». A fronte di questa situazione il silenzio del leader del Pd appare grave. Polito ricorda che «a Milano, nel suo discorso di insediamento, Veltroni pronunciò tre volte di seguito la fatidica frase, basta odio, promettendo anche atti unilateralì per riportare il conflitto politico in Italia nell'alveo che gli è proprio e per separarlo dalle indagini della magistratura. Qui -conclude Polito- non solo non si vedono gli atti, nè unilaterali nè multilaterali, ma non si odono nemmeno le parole». Infine il senatore del Pd rimarca che «l'interrogatorio pubblicato sui giornali si conclude con la decisione del Pm di secretare il verbale e con il rifiuto a rilasciarne copia all'indagato. Tanto, tempo un paio di settimane, l'indagato avrebbe potuto leggerlo sulla stampa».

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