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E Palazzo Madama si concede la pausa per i regali

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A Palazzo Madama, si sa, ogni assenza rischia di essere fatale. Così dopo una levataccia per le ultime tre votazioni sulla Finanziaria, ecco spuntare la «pausa regalo». Alle 9.30 l'Aula del Senato è già gremita. Ai 315 eletti si aggiungono ben sei senatori a vita su sette (assente come sempre Sergio Pininfarina). Inizia la chiama. Alle 10.30 il presidente Franco Marini proclama il risultato (finisce 163 a 157 per l'Unione). Poi i voti finali sulla Manovra, sulla legge di bilancio e quelli sull'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex Guardasigilli Roberto Castelli. Lentamente i senatori cominciano ad abbandonare l'emiciclo. Alcuni lasciano il Palazzo. Inizia la discussione sul protocollo sul welfare. Alle 12.30 il ministro per i Rapporti col Parlamento Vannino Chiti chiede la fiducia. È il segnale che tutti aspettavano. Si riunisce la conferenza dei capigruppo. Palazzo Madama si svuota. Tutto normale. La pausa tra la seduta antimeridiana e quella pomeridiana è una prassi al Senato. Ma alle 16, quando i lavori ricominciano, i banchi restano desolatamente vuoti. Davanti a una decina scarsa di senatori il ministro della Salute Livia Turco relazione sull'allarme meningite esploso a Treviso. Giulio Andreotti ne approfitta per scrivere e imbustare qualche biglietto d'auguri. In Transatlantico e alla buvette impossibile trovare un senatore. In compenso, all'esterno, la teodem Paola Binetti, accompagnata dalla portavoce nazionale di Gayleft e membro del coordinamento politico nazionale Pd Anna Paola Concia, passeggia carica di pacchi. La discussione procede stancamente. L'Udc Rocco Buttiglione, il vicecapogruppo del Pd Luigi Zanda e il presidente della commissione Giustizia Cesare Salvi (Sd), si danno il cambio davanti alle telecamere. Dopotutto sono gli unici big presenti. La seduta viene sospesa. Si ricomincia alle 18. Tocca alle dichiarazioni di voto. Lentamente l'Aula prende vita. Ma è ancora presto. La chiama inizierà alle 19. Nelle vicinanze di piazza Colonna, la senatrice verde Loredana De Petris, con una busta in mano, guarda le vetrine. In Aula timidi applausi accompagnano gli interventi. Arriva anche Rita Levi Montalcini. L'ora si avvicina e i banchi del governo, fino ad allora piantonati solamente dal ministro del Lavoro Cesare Damiano e da Vannino Chiti, si riempiono. C'è Romano Prodi accompagnato dal titolare dell'Attuazione del programma Giulio Santagata e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta. Inizia la chiama. Uno dopo l'altro i senatori sfilano davanti al tavolo della presidenza. Intorno alle 20.30 Franco Marini proclama il risultato. È l'ultimo voto dell'anno. Finalmente è finita. Carichi di regali e regalini, gli inquilini di Palazzo Madama tornano a casa. I lavori dell'Aula ricominceranno il 15 gennaio (le commissioni potranno riunirsi a partire dall'8). Dopo tanto lavoro una vacanza era indispensabile. Nic. Imb.

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