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Lo aveva annunciato da New York una settimana fa: sulla ...

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Tanto da indurlo a usare lo stesso concetto, quello di «abnormità», citato lo scorso anno nella stessa situazione, l'incontro con le alte magistrature della Repubblica in cui tradizionalmente si fanno le somme del lavoro degli ultimi 12 mesi. Questi i punti principali del discorso del Capo dello Stato: bisogna opporsi con legittimo e giustificato orgoglio alla logica del declino; occorre riavviare un clima più sereno di dialogo tra le forze politiche per arrivare entro un anno alle riforme costituzionale e della legge elettorale; bisogna evitare la delegittimazione reciproca di politici e magistrati. È necessario, infine, evitare che la Finanziaria continui a uscire dal vaglio delle Camere stravolta e frutto di un atto d'imperio. Pena «serissime conseguenze» politiche, economiche e sociali. «L'approvazione della legge Finanziaria — ha spiegato Napolitano — è stata affidata a congegni di abnorme accorpamento, con conseguenti voti di fiducia, di norme accresciutesi senza misura nel corso del dibattito parlamentare». Ma dal Presidente della Repubblica è arrivato anche un richiamo alla necessità di fare le riforme. «Garantire la governabilità» attraverso un'adeguata riforma elettorale, ha detto Napolitano, «è decisivo» per «l'intero sistema Paese». Poi ha esortato ad una «maggiore determinazione nel procedere ai necessari cambiamenti» che consentano «più sicure e rapide procedure di decisione e di governo». Ricordando che l'avvio del confronto sulle riforme istituzionali ed elettorali dei partiti il Presidente della Repubblica ha quindi auspicato «nell'interesse generale che il dialogo prosegua con il contributo di tutte le forze politiche e conduca rapidamente a risultati concreti». «I temi e gli obiettivi sia di modifiche nella seconda parte della Costituzione, sia di nuovi meccanismi per l'elezione del Parlamento, sia di revisione da affrontare nella stessa ottica in campo legislativo e regolamentare, sono stati identificati e delimitati; non spetta a me suggerire soluzioni, ma solo insistere sulle gravi conseguenze che avrebbe un nuovo nulla di fatto sull'urgenza di giungere a scelte largamente condivise. In questo senso il mio impegno non verrà meno». parole che, nonostante suonino di «rimprovero» al governo, Romano Prodi ha detto di condividere. in particolare, per quel che riguarda la manovra, il premier ha spiegato che Napolitano «ha perfettamente ragione», ma l'unico modo per cambiare la situazione è modificare «i vincoli regolamentari di Camera e Senato». «È ovvio — ha proseguito Prodi — che noi dobbiamo lavorare per rinnovare questo modo di procedere. Io stesso mi sono varie volte dispiaciuto di questa situazione. Condivido completamente quello che ha detto il capo dello Stato». «Abbiamo ridotto il più possibile questa situazione — ha sottolineato ancora Prodi — e lo ha ammesso lo stesso presidente. Se non cambiano però le procedure, i regolamenti, il modo di lavorare del Parlamento, è difficile evitare questi aspetti». «Il Parlamento lavora al massimo delle sue possibilità — ha concluso — fa tutto il possibile, ma vi sono oggettivi vincoli regolamentari che spingono verso finanziarie di troppa ampia portata».

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