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Dario Caselli Abbandonati. Dimenticati. Annunciati ...

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L'ennesime vittime di questa Legislatura che ha i più bassi indici di produttività legislativa. Tutto per colpa di quella vittoria per 0.6 per mille dell'Unione che la obbliga ad evitare il confronto parlamentare. Che la spinge a girare al largo da Palazzo Madama dove la maggioranza è appesa ad un filo. Così a farne le spese è la produttiva legislativa scesa ormai a livelli bassissimi rispetto al passato. Non a caso dalla riapertura dei battenti dopo la pausa estiva sono solo tredici le leggi varate di cui due sono decreti leggi. Capita, allora, di vedere il ddl «sui diritti ed i doveri delle persone stabilmente conviventi» vivacchiare da quasi un anno al Senato. Nella commissione Giustizia Cesare Salvi, il presidente, ha dovuto anche modificare il provvedimento per andare avanti nell'esame. Non più Dico ma Cus e cioè contratto di unioni solidali, il cui percorso è ripreso proprio da pochi giorni. Un provvedimento annunciato con enorme enfasi proprio dal governo dove alla fine di una lunga trattativa e con l'opposizione dell'Udeur il ministro Bindi riuscì a licenziare il ddl. L'ennesima spaccatura all'interno della maggioranza. Era la fine di febbraio. E sempre a Palazzo Madama, nella commissione Giustizia, si trascina un altro provvedimento sepolto dal tempo: il ddl sulle intercettazioni. Anche in questo caso considerato urgente. Però almeno stavolta c'è il voto della Camera, nello scorso aprile, e da allora attende l'approvazione del Senato per diventare legge. Diverso il destino per un altro disegno di legge come quello per la razionalizzazione e l'accelerazione del processo civile. Provvedimento che, viste le lungaggini dei nostri processi, sarebbe quanto meno necessario. Ed invece dopo un passaggio inutile alla Camera è stato restituito al governo per ripresentarlo al Senato. E da aprile naviga nella Commissione Giustizia. Ce l'ha fatta invece al rush finale un altro provvedimento, tanto decantato dal governo, come il decreto sulle liberalizzazioni. In realtà si tratta di uno stralcio del decreto iniziale. Comunque era in bilico perché a novembre scadeva ma la maggioranza ce l'ha fatta a farlo approvare in tempo. Il disegno di legge sui servizi pubblici locali, tanto caro alla ministro Lanzillotta, è diventato un fantasma. Ogni tanto riappare nella Finanziaria per poi sparire di nuovo. Si sono invece perse le tracce per il ddl sul conflitto di interessi che da maggio è all'esame dell'Aula di Montecitorio. Ma finora sono state votate solo le questioni pregiudiziali ed il varo è ancora lontano. Peggio ancora per il ddl Gentiloni, quello che nei desiderata dell'Unione dovrebbe sostituire la Legge Gasparri. Invocato come indispensabile per riportare il pluralismo nel nostro settore televisivo è stato rimandato al 2008 anche se il ministro Gentiloni chiede a gran voce la procedura d'urgenza visto il richiamo dell'Unione Europea. Per ora sopravvive nelle Commissione Trasporti e Cultura della Camera. E sempre un provvedimento del ministro Gentiloni a stento va avanti. Stavolta si tratta delle riforma della governance Rai, in Senato nella Commissione Lavori Pubblici. Finora sono state presentati solo gli emendamenti. Oltre mille. L'Unione vorrebbe vararlo prima della scadenza dell'attuale CdA Rai, cioè maggio. Impresa per molti impossibile, da sogno. Anche perché a finire prima potrebbe essere proprio la legislatura. Ed allora per tutti questi disegni di legge non ci sarebbe più speranza.

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