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Fini torna a destra e chiede il reato di ingresso clandestino

Gianfranco Fini

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[...]l'introduzione nel codice del reato di ingresso clandestino». Quello che accadrebbe è facile da intuire ma è ciò che la platea intervenuta ieri al Teatro Ghione a Roma, per un confronto «serrato» con il presidente, vuole sentirsi dire. «In questo modo, ricadendo il reato nel penale, si potrebbe effettuare un intervento più coattivo nei confronti degli immigrati irregolari». E giù applausi. Reato di ingresso clandestino venne lanciata esattamente nel novembre '98 dal presidente di An, poi entrò anche nella Bossi-Fini per poi essere tolto in un secondo momento. Fini ci ritorna e strappa applausi. Come ogni volta che parla dei danni di questa sinistra al governo, di politica lontana dalla gente, di Roma, città «che non sono i cittadini a percepire insicura». Giovani e meno giovani sono venuti per ascoltare e seguono con attenzione ogni risposta di Fini. Si scaldano quando una signora in platea ricorda l'omicidio di Giovanna Reggiani a Tor di Quinto e il fatto che si è intervenuti troppo tardi, che «solo adesso ci si ricorda delle baraccopoli e degli immigrati irregolari». Il leader di An respinge l'idea di fare di tutta l'erba un fascio ma è lo stesso perentorio. «Non è una questione di romeni ma semmai di rom, di una particolare etnia e potrebbe riguardare qualsiasi altro popolo straniero - dice - bisogna soltanto garantire che chi delinque paghi e che ci sia certezza della pena». Altro poi è il discorso di rimandare a casa chi non dimostra dopo un certo periodo di tempo di lavorare onestamente e di avere un domicilio «che non può essere la baracca su un fiume». Un giovane chiede un commento al presidente di An sui tagli della finanziaria alle forze dell'ordine e Fini non usa mezzi termini: «È semplicemente vergognoso l'atteggiamento del governo. Si devono mettere in bilancio i fondi necessari perché chi garantisce la sicurezza possa essere messo in condizione di farlo senza troppi problemi». Infine le vicende interne all'ex Cdl: «L'unità del centrodestra è un valore, ma non può essere un diktat. An considera un nuovo centrodestra l'obiettivo su cui lavorare». D'altro canto in una riunione dell'ufficio politico di An nel pomeriggio aveva spiegato: non molleremo di un millimetro, «incalzeremo il Cavaliere, se vuole deve essere lui a dimostrare di voler ricucire».

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