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«Faremo la legge elettorale con An»

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Il parlamentare, vicecoordinatore di Forza Italia, tende una mano al partito di Fini. Ma non crede si potrà mai tornare alla Cdl del 2 dicembre di un anno fa: «Prima c'era un'unità maggiore». Cicchitto, cosa è cambiato? «Semplicemente si è messa in moto la macchina tritacarne degli alleati nei confronti del presidente Silvio Berlusconi. È per questo che c'è stata la svolta verso il Popolo della libertà. Dal giorno dopo il 2 dicembre sono iniziate le polemiche. L'Udc si era già staccato, ma poi ha cominciato Fini a lamentarsi. E se qualcuno pensa che noi gli abbiamo messo il bastone tra le ruote con quella storia di Storace, si sbaglia di grosso». Quindi? «Quindi se gli alleati non avessero azionato il loro tritacarne, Berlusconi avrebbe proseguito serenamente il suo cammino». Bene. Ma con An è il momento di mettere le polemiche da parte? «Guardi, credo che nell'immediato qualcosa si possa fare. Con Alleanza nazionale possiamo ripartire da una riflessione sulla legge elettorale». Quale? «La "Vassallum", che non penalizza né An né la Lega. E quanto più daremo un carattere "spagnolo" a questa legge, tanto più riusciremo ad andare verso un sistema bipolare. Perché, vede, oggi il problema è tutto incentrato sul premio di maggioranza, e andando verso lo "spagnolo" si formeranno due grandi partiti con delle alleanze omogenee. Per questo dico che dobbiamo ripartire da qui con An». Ma c'è chi, prima di tutto, vorrebbe delle scuse da parte di Berlusconi. «Noi non chiediamo scusa proprio a nessuno, vorrebbe dire che si vuole entrare per forza nella polemica. Facciamo i conti con la realtà invece, confrontiamoci sulla legge elettorale». Ok An. Mi parli dell'Udc. «Con l'Udc c'è un divario che per ora non sembra potersi colmare. Del resto Casini sta lavorando alla Cosa Bianca». Mentre dall'altra parte della barricata Veltroni cerca di tessere le fila dell'Unione. «Sia Veltroni che Berlusconi vogliono essere l'anima del proprio schieramento. Ma il leader del Partito democratico ora deve sganciarsi dalla sinistra dell'Unione. Il suo più grande nodo è il dibattito interno al Pd, ma al contempo deve riuscire a svincolarsi da quei partitini dell'estrema sinistra. Eppure era lui che un tempo teorizzava la congiunzione tra riformismo e radicalismo, e oggi si ritrova a combattere proprio su questo fronte». Sarà un ostaggio, come Prodi? «Se mantiene questa maggioranza farà una brutta fine, la stessa fine del presidente del Consiglio. Ma in fondo Veltroni sa comunicare meglio di Prodi».

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