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Fini ferma gli attacchi «Ma Silvio si spieghi»

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Non è stata Alleanza Nazionale ad aver definito la Cdl un ectoplasma e non siamo stati noi a dare a Veltroni la disponibilità ad una legge elettorale che non preveda espressamente per i partiti l'obbligo di dichiarare le alleanze prima del voto». «Credo che il presidente Berlusconi — ha aggiunto — debba contribuire a fare chiarezza. L'unità è chiaro che si costruisce non per adesione agli appelli, ma per condivisione di obiettivi, programmi e strategie». E proprio la legge elettorale è stata al centro di tutto il discorso di Fini. Rivendicando l'orgoglio del partito e la necessità di difendere un sistema bipolare che preveda alleanze prima del voto. «An non ha avuto il consenso in base ad una legge elettorale — ha ribadito con fierezza Fini — ma dalla gente. Bisogna dirlo, perché è questo ciò che più offende: noi non siamo stati sdoganati da nessuno. Noi abbiamo avuto il consenso diretto dalla gente». «Alleanza Nazionale — ha proseguito — è convinta della necessità di continuare sulla strada di Fiuggi, vuole essere una destra che non guarda al passato, ma lavora per costruire il futuro perché ha un'identità moderna e si candida ad essere il motore dell'alleanza di centrodestra». Nelle parole del leader di An trapela comunque la volontà di ricompattare in qualche modo il centrodestra: «La sinistra ha deluso ed è quindi compito del centrodestra creare un'alternativa. Dico volutamente centrodestra, perché An nasce con l'obiettivo di allargare non solo il bacino del consenso, ma anche le potenzialità di governo del Paese. Se vogliamo superare questa fase complessa, dobbiamo aprire le nostre porte, confrontarci con altri da noi, presentare idee ed essere motore dell'alleanza, che potrà essere politica (e questo dipende dalla legge elettorale), ma dovrà essere soprattutto un'alleanza con la società». Poi l'affondo sulla riforma della legge elettorale, mettendo in guardia dal rischio di tornare all'epoca delle «mani libere». «Se ci sarà qualcuno che vorrà assumersi la responsabilità di cancellare il sistema bipolare, riportando indietro le lancette della politica, noi questa responsabilità non ce la assumeremo — spiega Fini — Indicare le alleanze dopo e non prima del voto sarebbe elevare un monumento al trasformismo». Ma si sta andando verso un «inciucio» gli chiedono i giornalisti. «No. Francamente no — è la risposta di Fini — io sto alle cose che mi sono chiare. Il problema non è la proporzionale ma se ogni partito, quando arriva il momento elettorale, ha il suo programma, il suo candidato premier, raccoglie i suoi voti e dopo, in Parlamento, fa ciò che vuole. Oppure se, al contrario, c'è un'indicazione preventiva delle alleanze». «Non bisogna avere solo la volontà di governare, cosa indispensabile per cambiare — continua Fini — ma non unico modo di fare politica. An non nasce con l'obiettivo di andare necessariamente al governo e per questo disponibile a dar vita alle alleanze più disparate. An vuole dare vita ad alleanze se ci sono obiettivi e valori condivisi e attraverso questi governare». Infine un «passaggio» sui problemi del meridione: «Dobbiamo fare capire tanto a Bossi che a Berlusconi che la prima realtà da cambiare è quella meridionale. Il declino italiano dipende da un Sud che è un passo indietro rispetto al Paese. Va ripensato il modo ideologico con cui si è costruito il federalismo negli ultimi 10 anni. È un sistema che va ripensato».

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