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Fini: «Meno come un fabbro»

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Arrivauno spot pubblicitario, il leader di An viene avvicinato da un'assistente che lo avvisa di Giovanardi che ha appena fatto sapere che non entrerà nel partito berlusconiano. E Fini: «Bene». Poi si ferma un attimo e, forse immaginando che il microfono sia spento, aggiunge: «Sto menando come un fabbro, eh?». E chi si trova tra incudine e martello, ovviamente, sarebbe Berlusconi. Attacca Fini, dunque. In una giornata che sembrava aver fatto tornare qualche raggio di sole nei rapporti tra l'ex premier e il suo vice, il leader di An scatena la battaglia. Il cui culmine è una battuta semplice: «Dal momento che la Cdl non c'è più ognuno avrà le mani libere: ognuno valuta in base ai propri convincimenti e non a quelli di coalizione». E ancora: «Quando c'è un vincolo di coalizione, quando c'era l'"ectoplasma" (come Berlusconi ha definito la Cdl, ndr) e sorgeva un problema, ci si vedeva e si discuteva. Ora che non c'è più tale vincolo ognuno ha le mani libere in Parlamento sulle questioni televisive, la giustizia, la sicurezza, la sanità eccetera». E non è un caso che le tv siano al primo posto dell'elenco. Mentana domanda: se si va a votare, Berlusconi sarà ancora il candidato premier? La risposta è lapidaria: «No, non automaticamente». D'accordo, ma quando si vota domanda nel finale Mentana? «Spero nel 2008 ma realisticamente dico nel 2009». E il Cavaliere è il convitato di pietra di tutta la prima parte della trasmissione. Tanto che Fini lo ribecca su un altro concetto, quello del partito unico: «La politica dovrebbe essere una cosa seria. Si lancia un nuovo partito così, senza dire se l'indulto lo rivoterebbe, se sulla giustizia si insiste sulla separazione delle carriere o se ci vogliono tempi certi per la giustizia civile. Per un anno ho chiesto a Berlusconi di convocare l'Officina del centrodestra per discutere di questi temi. Evidentemente ora è chiusa per turno». Fini resta fermo, duro, tosto nel suo vestito chiaro, cravatta azzurra e gemelli d'ordinanza. Un solo cedimento, a metà tra la smorfia e il sorriso, quando va in onda un'intervista a Giuliano Ferrara che senza tanti giri di parole dice che Berlusconi ha i voti, le idee, i quattrini e gli alleati dovrebbero portargli un po' di rispetto. Si torna in studio e Fini acido volutamente storpia il nome: «Dico a Silvio Ferrara». E Mentana: «O Giuliano Berlusconi». E Fini: «O Giuliano Berlusconi, visto che è l'interprete del suo pensiero. Io sono pronto comunque ad andare per la mia strada, anche se per qualche Ferrara di corte è un atto di lesa maestà fare analisi politiche e avanzare critiche». Oggi «il Secolo» pubblica un corsivo al curaro contro Berlusconi e il conduttore di Matrix chiede il significato a Fini che sembra essere se non l'autore quantomeno l'ispiratore. L'ex premier attacca: «Si spiegherà che, dopo che Berlusconi aveva detto Forza Italia si scioglie e tutti devono confluire nel nuovo movimento, tutti quelli che avevano criticato Alleanza Nazionale per non aver aderito a questa idea geniale, in realtà non avevano capito nulla». Mentana chiede, prima di registrare, chi tra il pubblico ha votato centrodestra: la maggioranza alza la mano. E a questi domanda chi ha scelto An: almeno la metà. Gli applausi però restano pochi, di circostanza, anche perché qui non siamo allo stadio. Fini ci tiene però a spiegare che «la destra c'era prima di Berlusconi, c'è e continuerà ad esserci anche dopo», si dichiara pronto «a fare una traversata nel deserto», perché «si illude Berlusconi se pensa di sottrarre voti ad Alleanza nazionale, che continuerà ad avere consensi in base al programma e ai valori che rappresenta». Ribadisce su Storace: «Non so spiegare le ragioni della sua scissione. Ma sta a chi realizza una scissione dire perché l'ha fatta, non a chi l'ha subita». Sigla, sorrisi e via in auto. Sì, l'ha menato.

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