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Welfare, Prodi e Veltroni divisi

Prodi in tv

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Lepiccole modifiche a cui starebbe lavorando Prodi riguarderebbero i tre provvedimenti sui quali si è concentrata la polemica: un'unica proroga di 8 mesi ai contratti a termine scaduto il termine dei 36 mesi, l'abolizione dello staff leasing e il job on call previsto solo per alcune categorie. Queste modifiche sono state introdotte con il pressing della sinistra radicale in commissione Lavoro alla Camera. A complicare il quadro c'è anche la difformità di posizioni tra Prodi e Veltroni. Il leader del Partito democratico è dell'idea che «o le modifiche sono condivise da tutti e tengono unita la maggioranza o si deve tornare al testo originario». Per il premier invece in caso di «cambiamenti radicali» nella trasformazione del protocollo sul welfare in norme di legge, il governo riconvocherebbe le parti sociali per discuterne. Entrambe le posizioni anche se divergenti, sono comunque indigeste alle parti in causa. La riapertura del tavolo nessuno la vuole giacchè allungherebbe di molto i tempi e poi significherebbe una sconfessione dell'accordo già raggiunto e siglato dalle parti sociali con il governo. La sinistra radicale non vuole invece correre il rischio di dover votare la fiducia sul Protocollo originario senza le modifiche della commissione. Prodi e Veltroni hanno avviato una serie di contatti telefonici con i partiti della coalizione per uscire dall'impasse. La tesi esposta dal premier è che a fronte di 600 emendamenti sono solo tre le modifiche apportate al testo e non si tratta nemmeno di cambiamenti sostanziali perchè di fatto i 32 articoli del Protocollo restano intatti. Quindi quello che si può fare ancora per conciliare il documento siglato dalle parti sociali con le modifiche della commissione lavoro è di operare piccoli aggiustamenti. Oggi Prodi vedrà il presidente della Confindustria Luca di Montezemolo a Parigi in occasione della promozione della di Milano all'Expo del 2015 e di sicuro il premier lo rassicurerà sulla volontà del governo di mantenere la rotta. «Gli adattamenti tecnici al protocollo sul welfare sono necessari ma si possono risolvere senza violarne lo spirito» ha detto ieri Prodi. Poi ha precisato che «gli aggiornamenti sono indispensabili perché il protocollo non è una norma di legge ma le variazioni devono essere condivise e accettate da tutti perché sennò non esiste più il protocollo». Intanto il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro, in un'intervista al Sole 24ore difende il testo uscito dalla commissione e ribadisce che «non bisogna dare battaglia sui dettagli». Soro punzecchia anche Dini e Rifondazione. «nessuno dei due ha intenzione di far cadere Prodi».

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