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Elisa Di Salvatore Al corteo lei c'era. Lei, donna di ...

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E ieri, dunque, era in piazza. In quella che doveva essere una manifestazione contro la violenza sulle donne, organizzata per denunciare l'«allarme sociale», è stata turbata da contestazioni e fischi alle rappresentanti istituzionali del centro destra e del centro sinistra. Consigliera, si è trasformata nella piazza dell'antipolitica delle donne? Ha mancato l'obiettivo? «Quello che è successo è da condannare e da imputare ad atteggiamenti circoscritti di stupidità e intolleranza che però non pregiudicano il valore positivo di questa manifestazione spontanea». Perché, che corteo è stato? «È stata una manifestazione che ha visto l'adesione di associazioni femminili, della società civile, spinte dalla voglia di esserci e non esibire sigle o cartelli, e per la prima volta con l'adesione della Rete nazionale delle Consigliere di Parità. Non mi è sembrata una piazza affetta da "grillismo" spinto. Era una piazza variegata, c'erano pure le "grilline", ma anche di tante donne venute da ogni parte d'Italia per denunciare, in occasione della ricorrenza del 25 novembre, i gravissimi dati della violenza sulle donne sia in famiglia, ma anche fuori, nelle strade delle nostre città, insicure. E per le donne il pericolo è doppio». Come considera la rigorosa esclusione degli uomini e una testa del corteo inneggiante alla separatezza di un mondo di donne? «Mi sembra un controsenso. Non dovevano operarsi esclusioni né di genere né di sigle né tanto meno delle istituzioni. È un tema-fenomeno globale che richiede uno sforzo trasversale, corale e sinergico di tutte e tutti». Ha assunto quindi un carattere sessista, ispirato ad un femminismo retrivo? «La piazza o atti isolati non possono contraddire lo spirito e l'impegno delle associazioni femminili ma anche quello istituzionale, come emerso nell'assemblea di presentazione del piano d'azione nazionale contro la violenza alle donne, promossa dalla ministra Pollastrini, che ha visto una partecipazione mista, bipartisan e con molti uomini pronti a sostenere il disegno di legge in Parlamento, il "pacchetto sicurezza" in cui sono contenute disposizioni per la tutela delle donne vittime di violenza . Non si può combattere la violenza - né quella che si consuma all'interno delle mura domestiche né quella di cui le donne possono essere vittime nelle strade - da sole, ma insieme agli uomini, per cambiarne le mentalità ed i costumi sociali, privati e pubblici. Come sempre, le leggi da sole non bastano se non sono accompagnate da mutamenti culturali».

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