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Fabrizio dell'Orefice [email protected] Onorevole, ...

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Fa un lungo respiro e domanda: «Da dove vogliamo cominciare?» Mettiamoci nei panni di un elettore di centrodestra che domani scopre che la sua coalizione non esiste più. Che gli diciamo? «Allora, procediamo con ordine. Stanno emergendo tanti problemi che non sono stati risolti dalle elezioni in poi; Fini, Casini e Berlusconi sono destinati ad incrociarsi di nuovo; bisogna cominciare ad avere rapporti di pari dignità tra tutti gli alleati». Ha detto bene: procediamo con ordine. Lei parla delle elezioni del 2006? E questi problemi riesplodono dopo un anno e mezzo? «Certo, dalla sconfitta elettorale in poi non c'è mai stata una seria analisi». Berlusconi non la considera una sconfitta... «E va bene, questo discorso vale anche se quella notte ci fosse stato un broglio elettorale. Anche se ci venissero restituiti quei 24mila voti resta il fatto che la Cdl arretrò sensibilmente rispetto alle precedenti votazioni del 2001. Berlusconi è convinto che fu colpa solo degli alleati e questo non è vero. An crebbe di poco, lo 0,3%, ma crebbe. E lo stesso può dirsi dell'Udc. Fu Forza Italia a segnare un arretramento di oltre quattro punti, nonostante il clamoroso recupero finale di Berlusconi. Basta solo questo a dimostrare che gli errori non sono stati da una sola parte, ma tutti ci dobbiamo fare un esame di coscienza». Ripeto, dal voto è passato un anno e mezzo. E adesso viene fuori tutto questo inferno? «Ma quante volte si sono incontrati i leader? A Gemonio in estate, ai primi di novembre e basta per quello che posso ricordare. Berlusconi, leader della coalizione, forse avrebbe dovuto vedere più spesso i suoi alleati». D'accordo, ma anche An ha commesso i suoi errori. Ha cercato la distinzione a tutti i costi dal Cavaliere, non ha creduto fino in fondo alla possibilità di vincere... «Questo non è vero, ci siamo battuti fino in fondo e spesso noi di An in questi anni siamo stati accusati di esser totalmente appiattiti sul Cavaliere, anche se durante le elezioni abbiamo sbagliato ad andare con lo schema delle tre punte che ha dato la sensazione che non fossimo una coalizione unita. Ma gli errori li abbiamo commessi tutti ed è ingeneroso scaricare ogni responsabilità su di noi». Ok, ma ora c'è la prospettiva di un partito unico. «Già la scorsa estate un quotidiano aveva preannunciato la nascita del "partito unico del centrodestra" creato da Berlusconi senza coinvolgere gli alleati. Fu Bossi, con la telefonata da Calalzo, a bloccare tutto. Questo progetto è ripartito adesso da piazza San Babila. E sembra un modo non per unificare il centrodestra, ma per ridimensionare fortemente tutti gli alleati». Lei però ha detto che i destini si incroceranno di nuovo. Come? «Ho detto: sono destinati a incrociarsi di nuovo. Be', non vedo alternative. Non credo che Berlusconi possa fare a meno di Fini o di Casini». E viceversa? «E viceversa, naturalmente. A meno che Berlusconi non si sia incamminato sulla strada dell'accordone con il Pd. Allora il discorso è diverso, significa che vuole fare una grande Dc vecchio stile e ovviamente non ci stiamo». Onorevole, ma non teme che l'elettorato di An non capisca? «Mi pare che anche dentro Forza Italia non ci sia tanta serenità: Adornato, Pisanu e quanti in privato ci hanno espresso perplessità». Allora diciamo che tutto l'elettorato di centrodestra non capisce. Tutti i big che s'accapigliano tra loro... «Guardi, più si scende tra la gente e più c'è unità. Il popolo del centrodestra è già un unico corpo. Posso farle un esempio. Penso alla cabina di regia per le provinciali di Roma, dove stiamo lavorando tutti per costruire una candidatura unitaria del centrodestra». E Casini vi accusa di consociativismo con Veltroni... «Si riferiva a tutti tranne che ad An, sono sicuro». Con l'Udc è tornato l'asse? «Nessun asse, solo una comune volontà, una richiesta di chiarezza». Intanto An è contro Berlusconi e Storace è diventato un berlusconiano spinto. Che accade? «Be', Storace fa sempre il contrario di quello che facciamo noi». Ma la base del suo partito è in larga parte berlusconiana, non teme defezioni? «La base di An non è berlusconiana è di centrodestra. E poi dobbiamo distinguere. Il fatto sentimentale è una cosa: tutti vogliamo bene a Berlusconi, ma la politica è un'altra cosa e ci vogliono programmi precisi e progetti partecipati. Ad esempio noi di An non abbiamo votato l'indulto al contrario di FI e vogliamo garantire che questo errore non vada ripetuto». An però ha reclamato per mesi, anni, il partito unico. Oggi si fa e non vi interessa. Le sembra normale? «Le sembra normale che si faccia un partito su un tetto di una macchina? Suvvia, siamo seri». Vabbè, che doveva fare Berlusconi? «Se si fa un partito è necessario fissare le regole e il programma. Qual è il programma del partito di piazza San Babila? Lei lo conosce? Noi non siamo pregiudizialmente contrari ma vogliamo un rapporto democratico. Altrimenti è un'annessione e noi non ci possiamo stare».

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